Milano, 18 dicembre 2024 – Ancora la droga. Sempre la droga. Tre tonnellate di hashish dal Marocco in meno di un anno e coca imbarcata in Brasile sulle navi dirette in Spagna. Spedizioni da milioni di euro. Al centro di tutto, stando all’ultima indagine della Procura, c’era una volta di più l’ormai ex capo della Curva Sud milanista Luca Lucci, che ieri mattina si è visto recapitare in cella a Voghera la quarta ordinanza di custodia cautelare in carcere in meno di tre mesi.
L’operazione degli investigatori della Squadra mobile, coordinati dai pm Leonardo Lesti e Rosario Ferracane e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal vice Domenico Balsamo, è il secondo tempo di un altro blitz andato in scena tre anni fa, quando Lucci fu arrestato per narcotraffico: in quell’occasione, i poliziotti avevano messo nel mirino le conversazioni criptate che il quarantatreenne di Scanzorosciate, nome in codice Belvaitalia, intratteneva quotidianamente con fornitori e acquirenti sulla piattaforma Encrochat,certo di essere al riparo dalle intercettazioni. Tuttavia, il lavoro delle autorità giudiziarie di Belgio, Francia e Olanda è riuscito a bucare il software installato sui telefonini Bq Aquarius, scoperchiando un vaso di Pandora da cui hanno attinto a piene mani le forze dell’ordine di mezzo mondo. Tra la primavera e l’estate del 2020, il Toro è passato a un’altra app di messaggistica, temendo che Encrochat non fosse più sicura. I dialoghi sulla droga sono ripresi su SkyEcc: Lucci ha mantenuto il nickname Belvaitalia, mentre altri interlocutori hanno cambiato nome in codice. Uno di questi è il trentaduenne albanese Fatjon Gjonaj alias Don Bobi e prima Remoteback, residente a Malaga, identificato incrociando i dati ricavati dalle chat e quelli archiviati nei registri di un albergo di Maiorca dove ha trascorso le vacanze del 2020 con la compagna. È lui l’unico irreperibile e ancora ricercato, inseguito dall’accusa di essere stato il “promotore” del gruppo criminale al pari del socio italiano.
Il nuovo filone di indagine, che ha preso in esame il periodo compreso tra il 15 giugno 2020 e l’8 marzo 2021, ha ricostruito a ritroso una serie di imponenti spedizioni di hashish in partenza dal Nordafrica e smistati in un magazzino di Inveruno, dove il quarantasettenne Alessandro Mascheroni, dipendente della ditta proprietaria (non coinvolta), si occupava dello spacchettamento e della consegna ai clienti dei presunti capi. Non solo “fumo”, però. In totale, gli inquirenti hanno calcolato l’acquisto complessivo di tre tonnellate di hashish, ma anche di 225 chili di marijuana e di 53 chili di cocaina.
Oltre a Lucci, il provvedimento del gip Fabrizio Filice ha portato dietro le sbarre altri storici collaboratori del Toro come Daniele Cataldo (ritenuto uno dei due presunti esecutori materiali del tentato omicidio di Enzo Anghinelli), Rosario Calabria, Antonio Rosario Trimboli e Luciano Romano (coinvolto nel blitz che a fine settembre ha smantellato i direttivi di Nord e Sud a San Siro); tra gli indagati figura pure il nome di Barbara Grassi (per la quale è stata respinta la richiesta di arresto come per altri 13 per la mancanza delle esigenze cautelari), già emersa come la contabile di fiducia del capo ultrà.
Già, gli ultrà. Dagli atti emerge, tra gli altri, un episodio – l’arresto di un trasportatore in Francia e la conseguente perdita del carico – che testimonia, secondo il giudice, la capacità di Lucci di attingere al secondo anello blu del Meazza “per reclutare nuovi elementi da impiegare nelle attività illecite”. La banda poteva contare pure su due elicotteri, un Augusto e un Robinson, in grado di movimentare fino a mille chili per volo.