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Coppia dell'acido: anabolizzanti, cialis e sesso a tre. The King: parlerò, ma non adesso

Boettcher tace col gip e prende tempo per studiare le pesanti accuse. Anche la «racchietta» (così chiamava Martina) che però lo «faceva impazzire» e l'inspiegabile "valletto" non rispondono di Marinella Rossi

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Milano, 21 aprile 2015 - Anabolizzanti, steroidi e Cialis. Palestra da palestrati, coi parà russi, e sesso a go-go in coppia e a tre. Ma anabolizzanti e sesso vanno poco d’accordo. E allora giù scatole di Cialis. E i riferimenti culturali, i manga, i nippo-fumetti anni Ottanta. Rivisti dalla filosofia di Alexander Boettcher. E il male, da fare agli altri. Bei ragazzi come lui. Lui, The King, tutti gli altri, bruciati o sottomessi.

«Ho molte cose da dire», dice. Ma lo farà più avanti. Ora, zitto, assorbe il colpo, e prende tempo per leggere, studiare le 155 pagine di misura cautelare che lo disegnano feroce e ossessivo regista degli agguati all’acido muriatico di cui compartecipe esecutrice è lei, la donna della sua vita, la «racchietta» (così la chiamava) che però lo «faceva impazzire» e gli era «entrata dentro». Martina. «Martina farà sempre parte della mia vita» diceva Alexander all’ultima amante, Elena A., per spiegare che il «rapporto a tre» era prendere o lasciare. «Martina farà cose molto gravi e passerà un lungo periodo in carcere» vaticinava nell’agosto 2014 alla new entry. Quindi, prima, godiamoci questo scampolo di estate a Creta, agosto 2014, con vacanze a tre, sesso a tre, steroidi per reggere il fisico da palestra e da “Devil” (quello dei manga e dei tatuaggi-scarnificazioni a scendere dai deltoidi ai pettorali) e Cialis per compensare gli effetti collaterali degli anabolizzanti e reggere le due belle a cui dettare le «regole del sesso». Cosa fai tu, cosa fa l’altra, cosa non potete fare. Parlerà, ma non nell’interrogatorio di garanzia. Non qui, ieri, a San Vittore, davanti al giudice delle indagini preliminari Giuseppe Gennari, che accogliendo l’analitica richiesta del pm Marcello Musso, accusa Alexander Boettcher e Martina Levato, e il loro complice e «dipendente» Andrea Magnani, di aver dato vita a una crudele banda, la banda dell’acido che scarnifica la faccia degli ex, toccate e fuga di una sera e non di più, della studentessa bocconiana. La «racchietta» di Alexander. Associazione per delinquere, lesioni volontarie gravi e gravissime ai danni di tre ragazzi malcapitati (oltre allo studente Pietro Barbini per cui già si celebra un processo in abbreviato), furti di targhe, rapine di cellulari, calunnia. Un rosario da venti anni di carcere, o poco meno. Boettcher, abito grigio e camicia bianca, da «amministratore delegato» come lui si qualifica, sguardo dritto oltre il pubblico ministero Musso, recuperato il suo legale Ermanno Gorpia che un equivoco sui colloqui il giorno della misura cautelare (sabato) aveva fatto recedere dalla difesa: «Sono socio di società.... mi occupo di ristrutturazione di immobili». E fa echeggiare, in silenzio, un certo suono di danè. Poi si avvale della facoltà di non rispondere. «Allora se vorrà parlerà più avanti con il pm - gli spiega il giudice - non con me».

L’atto del gip si esaurisce qui. Poi c’è lei, Martina, jeans e camicetta bianca, il pancione (al quinto mese) con dentro il maschietto di Alex che nascerà alla Mangiagalli e sarà svezzato a San Vittore. Occhi dritti, anche lei, oltre il pm. Ci sarà sfida o il vuoto di cui parla il giudice Gennari, dietro quello sguardo indifferente incorniciato da sopracciglia perfette? Anche lei assitita dall’avvocato Paola Bonelli, si avvale. E lo stesso fa l’inspiegabile complice prestatosi a tutto, Andrea Magnani (assistito dai legali Andrea Etteri e Guido Guella). Tutti devono studiare, e assorbire le facce devastate di Pietro Barbini e Stefano Savi, o la coltellata tirata ad Antonio Margarito, e la pervicace rabbia verso Giuliano Carparelli (un dio maggiore lo ha salvato mettendogli in mano un ombrello). Assorbire? Per loro doveva essere come stare dentro un manga. Ora è arrivata la realtà. marinella.rossi@ilgiorno.ne