LUCA ZORLONi
Cronaca

Un disordine “logico” per scaffale: Amazon Prime Now, cosa c’è dietro la spesa in un’ora

Nel magazzino del nuovo servizio sbarcato da una settimana anche a Milano: suona la campana, pronti in 15 minuti

Un addetto colloca a scaffale i prodotti scaricati dai fornitori nel magazzino di Amazon ad Affori diviso in corsie come un super Sotto Marco Ferrara city manager di Prime Now A sinistra i sacchetti ricevono un’etichetta con i dettagli per la consegna (Newpress)

Milano, 12 novembre 2015 - La campanella è il segnale: quando suona, c’è tempo un quarto d’ora al massimo per assemblare l’ordine. Il carrello slitta tra i corridoi, il magazziniere pesca dagli scaffali i prodotti sulla lista, imbusta, appiccica l’etichetta con i dettagli della consegna e affida il pacco al fattorino. Entro un’ora quel sacchetto di carta marrone arriverà nelle mani del suo cliente. E avanti così, da mattino a sera, nei 1.500 metri quadri di magazzino che Amazon, il colosso mondiale delle vendite online, ha aperto alla periferia nord di Milano per lanciare il suo ultimo servizio: Prime now. Consegna «in un’ora o in finestre di due», recita la presentazione dell’acquisto rapido, sette giorni su sette, dalle 8 del mattino a mezzanotte, nel capoluogo lombardo e in 34 Comuni dell’hinterland, con un ordine minimo di 19 euro e l’iscrizione al club dei clienti «Prime».

Una settimana fa il debutto in Italia, dopo lo sbarco dagli Stati Uniti a Londra e Birmingham quest’estate. I risultati sono blindatissimi, Amazon tiene la bocca cucita sull’andamento dei primi sette giorni e non rilascia numeri. Salvo l’orario di maggior traffico: le 18, ça va sans dire. Al quartier generale di via Soperga a Milano si studiano dati e algoritmi per mettere a regime un immenso bazar, «con 19mila referenze – spiega Marco Ferrara, city manager di Prime now a Milano – di cui 2-3mila tra freschi e surgelati», che sono la novità sugli scaffali digitali della creatura di Jeff Bezos. L’elenco si allunga di giorno in giorno. «Da questa settimana avremo anche una selezione di collant, l’hanno chiesto le clienti», chiosa il capo progetto.

Nel complesso, l’andamento della prima settimana conferma le previsioni del gruppo: il servizio è utilizzato per fare la spesa. Coca-cola, ammorbidente, zucchero e carta igienica erano nella lista del primo ordine da un’ora (che ha un sovrapprezzo di 6,90 euro rispetto alla finestra da due), recapitato ai computer del magazzino di Affori alle 7.30 del mattino. Il cuore di questo basso edificio grigio chiaro, un’anonima palazzina come ce ne sono tante in una periferia di casermoni e magazzini, assomiglia a un piccolo supermercato di provincia. Dietro la magia di fare compere sullo schermo dello smartphone c’è un manipolo di settanta addetti, che afferrano il carrello e scorrono di corsia in corsia, dai frigoriferi con la pizza surgelata a minuscoli ripiani dove si impilano olio di semi, shampoo, detersivi, pasta. Insomma, fanno la spesa come la farebbero i loro clienti, se di mezzo non ci fosse un telefonino.

Lettere e numeri guidano mani e occhi nei corridoi, perché non c’è un ordine logico nella distribuzione dei prodotti. Gli spaghetti stanno insieme alla schiuma da barba, la bilancia elettronica con i libri. È, piuttosto, un disordine studiato a tavolino per «ridurre il numero di errori», spiegano da Amazon, che ha costruito la sua ventennale fortuna su tempi stretti e sprechi al minimo. Specie quando, per consegnare in un’ora, ci sono appena quindici minuti per sbrigare le faccende. È lo stesso principio con cui Amazon monitora le abitudini dei clienti, sintetizza desideri e acquisti in algoritmi e modelli matematici e prevede cosa comprare per rifornire il magazzino e cosa far arrivare da altri centri di distribuzione, come quello nazionale di Piacenza. Man mano che il carrello si compone, l’operatore bersaglia codici a barre con un lettore ottico, che spunta la lista e segnala ai magazzinieri che un posto a scaffale va rifornito.

Si termina in cassa, dove il sacchetto riceve l’etichetta con orari e destinazione, espressi da sigle e codici a barre. Piccoli frigoriferi a terra tengono i surgelati in fresco se non sono subito in partenza. Qui si trova anche la campana della consegna ultrarapida, segnala la priorità di un servizio davanti agli altri in lavorazione, tuttavia non suona così spesso. È un altro dettaglio vintage in un magazzino anni luce dall’immaginario fantascientifico dello shopping via web. Tra poco arriva il primo test: Natale. Cenone, spumante, regali last minute. Ferrara anticipa: «Saremo aperti fino alle dieci della vigilia». In Italia Milano è la piazza pilota per Prime now, che il colosso di Seattle punta a esportare nel 2016 in altre città dello Stivale.

luca.zorloni@ilgiorno.net

Twitter: @Luke_like