di Nicola Palma
Era l’unico testimone rimasto in vita. E per questo era stato sentito il 27 marzo 2019 dalla Procura al processo sui morti per amianto alla Scala. Due giorni fa, il mesotelioma pleurico, malattia polmonare provocata proprio dall’esposizione prolungata alla fibra killer, si è portato via pure Franco Colombo, deceduto all’età di 83 anni: in servizio al Piermarini dal 1968 al 1995, aveva lavorato prima come elettricista e poi come fonico e tecnico del suono, fino a diventare capo del reparto. I funerali si sono tenuti ieri pomeriggio a Paderno Dugnano.
"Ciao Franco, hai combattuto come un leone fino alla fine, grazie per il tuo coraggio e per la tua forza per voler ottenere verità e giustizia. Noi continueremo la lotta anche per te", il messaggio di Roberto D’Ambrosio, Nicolas Braille e Pierluigi Sostaro, membri del direttivo del Comitato Ambiente e Salute Scala del sindacato Cub. In aula, Colombo aveva ricostruito i suoi 27 anni trascorsi in via Filodrammatici, elencando i luoghi in cui era presente l’amianto: in particolare, l’ex lavoratore del Piermarini si era concentrato sul sipario, la cosiddetta "pattona" antincendio che separava il palcoscenico dalla platea, che a fine spettacolo veniva abbassato; era in quel momento che le vibrazioni e la discesa a terra liberavano nell’aria la polvere di asbesto. Senza dimenticare le coperte per i riflettori, a loro volta piene di amianto, che alcuni addetti utilizzavano anche come giaciglio per riposarsi brevemente durante le fasi di allestimento delle scene.
Il nome dell’ottantatreenne, che si era visto riconoscere dall’Inail la malattia professionale, diventa ora il quattordicesimo nella tragica lista di tecnici, cantanti, musicisti, operai e manutentori che sono scomparsi negli anni per patologie legate all’esposizione alla fibra killer. Per dieci di queste morti, il pm Maurizio Ascione ha avviato nel 2012 un’inchiesta che si è conclusa quattro anni dopo con un avviso di chiusura indagini per omicidio colposo e lesioni colpose gravissime notificato a undici persone, tra cui i quattro ex sindaci (in qualità di presidenti del Cda scaligero) Carlo Tognoli, Paolo Pillitteri, Giampiero Borghini e Marco Formentini e l’ex sovrintendente Carlo Fontana. In sede di udienza preliminare, il gup Alessandra Simion ha prosciolto gli ex primi cittadini e rinviato a giudizio l’ex numero uno del Piermarini tra 1990 e 2005, l’ex direttore tecnico Franco Malgrande, l’ex capo dell’ufficio tecnico Franco Filighera, l’ex direttrice degli affari generali Maria Rosaria Samoggia e l’ex consulente in materia di igiene e sicurezza Giovanni Traina.
Il 28 novembre 2020, Ascione ha chiesto quattro condanne (il quinto imputato Filighera è nel frattempo deceduto all’età di 73 anni) comprese tra due anni e mezzo e sette anni di reclusione, ma il 30 aprile 2021 la presidente della Nona sezione penale Mariolina Panasiti ha assolto tutti "perché il fatto non sussiste", scatenando le urla "Vergogna, vergogna" dei familiari delle vittime e dei rappresentanti dei comitati che si battono per i malati di patologie correlate all’amianto. Nelle motivazioni, il giudice ha spiegato di non aver riscontrato alcuna "omissione addebitabile agli imputati o comunque alcuna omissione addebitabile alla Fondazione Teatro alla Scala". E ancora: dal momento "in cui è risultato previsto a carico della Fondazione e dei suoi organi rappresentativi" l’obbligo di individuare, rendere innocuo ed eliminare l’amianto nelle strutture del teatro e nelle suppellettili, tale compito è stato adempiuto, e nel 1995 sono state eliminate "coperte in amianto, guanti in amianto, tettoie in eternit" e sono state effettuate "successive bonifiche degli anni seguenti". Procura e parti civili hanno presentato appello.