Milano, 23 gennaio 2020 - "L’hai trovato uno specialista? Non va bene senza nome fra’... ma f., entra in ufficio e zappalo uno...". Alex Lucia non andava troppo per il sottile: a Giuliano S., 53enne dipendente amministrativo del poliambulatorio di via Rugabella a Milano, chiedeva con insistenza di procurarsi il timbro di un medico "ospedaliero" per rendere credibili le "ricette rosse" da presentare in farmacia per rastrellare a costo zero (o meglio a carico della sanità pubblica) quante più confezioni possibile di “Humatrope“ e similari. Medicinali a base di somatropina, meglio nota come "ormone della crescita" o GH, da rivendere a una ventina di personal trainer, che poi li smerciavano a chi voleva gonfiare i muscoli senza fare fatica (e mettendo seriamente a rischio la propria salute).
Martedì Lucia, ventisettenne di Desio residente in Svizzera, è stato arrestato dai carabinieri del Nas, coordinati dal tenente colonnello Salvatore Pignatelli, con l’accusa di aver messo in piedi il traffico di sostanze dopanti, procurando un danno al Servizio sanitario nazionale stimato in 60mila euro solo per il 2018. In cella è finito anche suo zio Domenico La Greca, 48 anni di Monza, che si sarebbe servito dello stesso impiegato infedele, accusato d’aver sottratto il timbro di un radiologo e le ricette rosse di altre dottoresse del poliambulatorio (che hanno denunciato i furti), e ora sottoposto all’obbligo di dimora dal gip Giulio Fanales e sospeso per sei mesi dall’Asst Nord Milano. Il fatto che a un certo punto zio e nipote abbiano litigato per i soldi ha spinto il giudice a non contestare, come chiesto dal pm Cristian Barilli, il reato di associazione a delinquere, anche in virtù dei legami "non particolarmente solidi" coi "cavallini" utilizzati per ritirare medicinali di valore anche superiore a mille euro presentando in diverse farmacie della Brianza le ricette sottratte a medici ignari, che gli intermediari (alcuni reclutati in palestra e dediti al doping) spesso compilavano con dati propri o di complici, incassando da 25 a 100 euro a “ritiro”.
L’indagine, secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, è nata nell’agosto 2018 dalla denuncia di una farmacista di Limbiate: insospettita da un uomo che si era presentato con due ricette intestate al figlio, aveva contattato la dottoressa, che aveva negato d’aver fatto quella prescrizione o avuto quel paziente. L’indomani, quando S. P., 41 anni, è tornato a ritirare i farmaci portandosi il figlio in passeggino, ha trovato i carabinieri. E ha consegnato altre 4 ricette e cinque confezioni di GH conservate nel frigo del ristorante in cui lavorava, in attesa di farle avere a La Greca, pregiudicato e recidivo in quel periodo sottoposto a una misura alternativa, che gli dava 50 euro a ricetta. Quelle scatole di Humatrope valevano circa 825 euro, l’una.