Milano - «L’orrore! L’orrore!» di conradiana memoria ce lo ha ancora ben impresso nella mente. Andrea Costantino, l’imprenditore e trader di 50 anni, che ha trascorso 21 mesi ad Abu Dhabi, a causa di una complicata vicenda giudiziaria in cui si è sempre dichiarato innocente, si trova finalmente nel suo appartamento nel centro di Milano. Ma non può dimenticare l’incubo subìto. "Sono stato torturato" dichiara. Il suo calvario era iniziato il 21 marzo del 2021 quando è stato arrestato in un hotel a Dubai. Accusato di collaborazione con il terrorismo ("per due cariche di gasolio vendute allo Yemen" precisa) ha trascorso 15 mesi in una cella di massima sicurezza nel penitenziario di Al Wathba dove ha perso trenta chili.
Poi il 30 maggio il procuratore generale del Paese arabo ha ordinato la sua scarcerazione ma Costantino non è tornato in Italia: è stato condannato a una pena pecuniaria di 550mila euro, soldi che non aveva, avendo i conti correnti bloccati. Lo stesso è successo il 18 ottobre, quando è stato concesso dal tribunale degli Emirati Arabi uno sconto del 50% della sanzione. Negli ultimi sei mesi Costantino ha vissuto nella dependance all’interno dell’ambasciata italiana di Abu Dhabi "sull’orlo della follia".
Quando è arrivata la svolta? "Tutto è avvenuto velocemente. Il 22 dicembre ho saputo che la sanzione da 270mila euro era stata anticipata dallo Stato e la sera dell’antivigilia è arrivato l’ambasciatore Lorenzo Fanara nella mia stanzetta con i calici di vino annunciandomi la liberazione. Sono atterrato alla Vigilia a Malpensa alle 6.55 del mattino. Ad attendermi c’erano la mia compagna Stefania che mi ha baciato e mia figlia Agata, 5 anni, che mi si è avvinghiata a una gamba. L’altro figlio di 12 anni (avuto dalla prima moglie ndr) non è venuto per la febbre. Istituzioni? Nessuna, ma Salvini mi è stato molto vicino negli ultimi tempi. A Natale ho vissuto uno dei giorni più belli della mia vita osservando mia figlia sprizzare di felicità mentre scartava i pacchi…".
Fra i ricordi più brutti cosa le viene in mente? "Prima di essere interrogato mi hanno portato in un edificio segreto ad Abu Dhabi rinchiudendomi per tre giorni dentro un "frigorifero" come lo chiamano: si congela, c’è spazio solo per una sedia e la privazione del sonno è usata come sistema di tortura. Ma anche stare rinchiuso nel carcere di al Wathba per 15 mesi non è stata una passeggiata. Eravamo 14 detenuti in 16 metri quadri. Non c’erano bagni, facevamo i nostri bisogni in sacchetti di fortuna. Si mangiava riso e pollo per terra dove pure si dormiva. Il cambio dell’uniforme me l’hanno dato una sola volta. Mai avuto un’ora d’aria".
Ha rischiato la vita? "Sì due volte, a causa di militanti dell’Isis, ma mi hanno difeso gli altri detenuti. E non solo in quelle occasioni: in quel carcere si verificavano di frequente anche stupri. Ma nessuno mi ha mai toccato perché avendo conoscenze mediche (mio padre è dottore) ho aiutato chiunque avesse bisogno a curare scabbia e infezioni urinarie, diffusissime".
E adesso che farà? "A 50 anni dovrò ripartire da zero. I miei conti sono stati confiscati e ho preso impegni per rimborsare i 270mila euro all’Agenzia delle Entrate. Tornerò a lavorare il prima possibile per pagare il debito con lo Stato e mantenere la mia famiglia".