ENRICO FOVANNA
Cronaca

La lezione dell’angelo invisibile

Un ricco benefattore da anni aiuta i poveri rimanendo nell'ombra: la sua identità resta segreta, ma oggi un libro raccoglie la sua eredità morale

L'angelo invisibile, di spalle, davanti ai grafici di borsa

MIlano, 11 gennaio 2017 - E' un uomo invisibile, ma lo chiamano l’Angelo, perché a un certo punto della sua vita di benestante milanese, come toccato da una grazia laica ha deciso di spendere molti dei suoi soldi per aiutare i poveri. La sua storia è nota ormai da cinque anni, ma le sue azioni sono iniziate molto prima, nel più assoluto anonimato, così come continuano oggi. Andrea, così si fa chiamare questo importante manager della finanza, ha tra i 50 e i 60 anni e un volto che pochi, tra cui chi scrive, conoscono: la sua identità, per precisa scelta, rimane segreta. Negli ultimi tredici anni Andrea ha vestito senzatetto, pagato i debiti a famiglie in difficoltà, sottoscritto affitti e regolato bollette a mamme sole con figli. Mandato a scuola ragazzi che

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avevano smesso per motivi economici, rimesso in piedi persone sull’orlo dello sfacelo. Aiutato missioni, fornito assistenza legale a persone umiliate dai preopotenti e contrastato l’emergenza abitativa per molti. Il tutto, in gran segreto.

Perché? «Perché no?», dice. «I soldi non sono un problema, ne ho più di quanti mi servano; il problema è dare un senso alla vita, riempirla di senso». Ora Andrea ha scritto un libro, il secondo, in cui si racconta, sempre dal suo rifugio irraggiungibile. Fin da bambino, quando le ingiustizie e la sofferenza altrui gli sembravano già inaccettabili. Fino alla sua vita adulta dove, grazie a una volontà di ferro, quattro lingue parlate alla perfezione e una buona eredità paterna, ha costruito la carriera in finanza. Ma a un certo punto, tra i grafici della borsa che si impennano e il conto che si gonfia, piove qualche domanda. E Andrea scende in strada tra i poveri. Anzi, comincia a vederli per la prima volta. A rompere la bolla di vetro in cui viveva.

Dal primo clochard rivestito a nuovo, in un giorno di pioggia, i “bersagli“ dall’angelo si moltiplicano. C’è l’impiegato di giorno, portiere d’albergo la notte, per pagare i debiti e mantenere il figlio. Andrea scopre il suo numero, lo incontra e gli mette in mano una busta piena di bigliettoni. «Cosa vuole in cambio?», dice l’altro sospettoso. «Nulla, non ci rivedremo più». C’è il malato di cancro che dorme in auto e di giorno fa la chemio. C’è Marcella, venduta dal padre a 8 anni come schiava, poi fuggita, ma senza casa per sé e il bambino. Il cingalese vessato da un datore di lavoro (in nero) che nemmeno gli concede di tornare a vedere la madre moribonda

A un certo punto, però, Andrea capisce che, nella sua volontà di aiutare gli altri, ha comunque un problema: gli serve un filtro. Così si appoggia dapprima alle parrocchie, per individuare i casi di maggior necessità. Poi crea la «Fondazione Condividere» (www.fondazionecondividere.org) che eroga i flussi di denaro, senza che la sua firma compaia. L’ultimogenito tra i progetti del team: il fondo per il diritto allo studio, nelle periferie milanesi, che riporta a scuola chi l’aveva abbandonata per motivi economici.

In tanta energia e convinzione, una punta di amaro: «Alla Fondazione arrivano offerte da persone che si privano di quel che possono, pensionati, operai, studenti. Ringrazio e mando tutto indietro. ma quando ho cercato di coinvolgere presunti amici benestanti, nessuno ha aperto il portafogli. Al massimo qualcuno si è pulito la coscienza con 50 euro al mese». Così Andrea decide che fare non basta, serve anche l’esempio. E nel 2014 scrive un primo libro, per Feltrinelli con il titolo «L’Angelo invisibile». Ora, finalmente, arriva il secondo, fresco di stampa: «Lettera ai miei figli sull’incertezza» (Centauria editore). Uno scritto più intimo, meno biografico e più profondo, in cui racconta il rapporto tra il dolore, la precarietà del vivere, e la consapevolezza del presente. la percezione degli altri. In una parola: il dono pesante dell’empatia. Un libro speciale, un’eredità morale, in cui un uomo buono, intelligente e sensibile ha messo tutta l’essenza e la sintesi del suo sapere. E del suo agire.