STEFANIA CONSENTI
Cronaca

Milano, Annalisa Zanni e i 40 anni al Museo Poldi Pezzoli

I ricordi della direttrice uscente tra le mostre più riuscite e i vip che hanno visitato i suoi tesori

Annalisa Zanni

Annalisa Zanni, dopo quasi quarant’anni passati al Poldi Pezzoli, dal 2000 ad oggi come direttrice del Museo e, prima, dal 1982 a 1999 come Conservatore affiancando la direttrice Alessandra Mottola Molfino, ha deciso di passare il testimone. Il Museo ha pubblicato il bando per la selezione del suo successore.

"Dopo l’università, io che mi pensavo giramondo, stregata da questo posto, sono rimasta felicemente attaccata, come un’edera, al Poldi Pezzoli. Mi sono riconosciuta nel messaggio del fondatore il quale desiderava che la sua casa museo fosse ad uso e beneficio pubblico. È stato l’impegno morale che ho cercato di portare avanti negli anni. Il Museo è “uscito” dal suo palazzo per incontrare il pubblico, in un dialogo serrato, proponendosi come laboratorio della storia attraverso le sue raccolte di dipinti, sculture e arti decorative, nello spirito del suo fondatore, Gian Giacomo Poldi Pezzoli".

In 25 anni sono state organizzate oltre cinquanta mostre. A quale è rimasta particolarmene legata? "Senza dubbio Le dame del Pollaiolo. Una bottega fiorentina del Rinascimento (7.11.2014-16.2.2015), è stata la mostra più visitata finora nella storia del Museo, disseminata in tutta la città, e che, come era mio desiderio,ha coinvolto il pubblico attraverso shooting fotografici, e pure le istituzioni culturali,dai teatri alle università. Un sogno realizzato, far dialogare fra loro le diverse competenze professionali. Ora sembra tutto più facile, prima non lo era. Si è capito che il museo può essere un laboratorio, un posto dove anche le scuole possono lavorare, e gli studenti ammirare un’opera comprendendo le connessioni col mondo circostante. Pensi a quante scoperte si fanno con le indagini diagnostiche sui quadri, il museo è un luogo di ricerca".

Di cosa va maggiormente orgogliosa? "Del sostegno ai pubblici fragili. Di Ora d’arte, progetto del 2020 di inclusione sociale, destinato ai ragazzi tra i 14 e i 21 anni che stanno seguendo un percorso rieducativo nel carcere Beccaria. I ragazzi hanno ricreato la Dama del Pollaiolo, fino a renderla donna intensa del nostro tempo. Poi la scoperta dell’opera originale al Museo e il confronto con la “Dama del Beccaria”. Ne è nato spontaneamente un seguito inatteso: un laboratorio di storytelling per raccontare la Dama in forma scritta, e un laboratorio musicale per raccontarla nella forma del brano rap".

In tanti anni alla guida del museo avrà incontrato tanti vip. Ricordi particolari? "Si, la principessa Margaret, ma anche Giulio Andreotti, nel 1989 e Shimon Peres, nel 1993. Di tutti mi ha sempre colpito lo stupore di fronte a tali meraviglie. Lo sa che abbiamo anche la più grande collezione europea di orologi? E a maggio inauguriamo un nuovo spazio nel giardino, dove i visitatori potranno sostare, leggere, consumare una merenda".

E gli artisti? "Tanti, a partire da Pomodoro, Pistoletto, e molti designer. Da quando abbiamo lanciato il filone dell’arte contemporanea che interpreta il passato c’è stata la possibilità di dialogare con grandi artisti che sono rimasti molto stimolati e hanno sempre sottolineato la potenza dell’impronta del museo. La prossima mostra che apre al pubblico il 16, presenta una lettura originale di Nicolas Party".

I musei vanno innovati, dice il ministro della Cultura Franceschini. E via libera agli influencer come Ferragni...è d’accordo? "Stiamo innovando da tempo. E ben vengano gli influencer, raggiungono un diverso tipo di pubblico. Anche se il digitale ha avvicinato tanti giovani al Museo".

Ultimo giorno di lavoro? "C’è tempo. Entro maggio selezioneremo il nuovo direttore. Direi in autunno. Poi non sparirò, mi occuperò solo di alcuni settori, dal rapporto con i donatori a quello con le istituzioni".