
Le passioni di Andrea Pucci: l'Inter e il teatro
Milano, 18 novembre 2023 – Sul suo nome e, soprattutto, sul suo inserimento nella lista dei meritevoli di ricevere l’Ambrogino d’oro, si è aperta una battaglia di opinioni che non è solo politica. Lui, Pucci, pseudonimo di Andrea Baccan (a proposito, sulla pergamena che gli verrà consegnata quale nome ci sarà?), tira dritto e prova a non entrare nella polemica. “Regalo serenità” ha detto, difendendo la sua comicità leggerissima e con qualche incursione nel triviale. Dote che in tempi cupi come questi è certo apprezzabile ma che non sappiamo se sia sufficiente per motivare l’attribuzione della massima onorificenza del Comune di Milano.
Tant’è. Pucci – a meno di marce indietro dell’ultima ora – il giorno di Sant’Ambrogio salirà sul palco del Dal Verme e riceverà il premio. E chissà cosa farà il sindaco Giuseppe Sala che, pur sostenendo che il cabarettista di Colorado e La pupa e il secchione non merita l’Ambrogino, ha scelto di non esercitare il potere di veto che spetta al primo cittadino.
Gli esordi di Pucci
Di origini venete, Andrea Baccan nasce a Milano nell’agosto del 1965. Dopo il diploma di ragioneria – per sua stessa ammissione ottenuto dopo un percorso scolastico non troppo brillante – inizia a lavorare nella tabaccheria di famiglia. Seguì un impiego in gioielleria.
Gli esordi sul palcoscenico risalgono agli anni ‘90. Si forma nella vivace scuola dei villaggi vacanze (Fiorello docet...), nei quali trascorre l’estate destreggiandosi come animatore. Successivamente partecipa alla trasmissione Mediaset La sai l’ultima come barzellettiere. In quest’occasione conosce due persone che saranno fondamentali per avviare la sua carriera nello show business: Tibero Timperi che ne intuisce le potenzialità e Pippo Franco che conia il soprannome di Pucci (il tipico “ganassa” milanese).
I primi passi
Il motore è avviato. Dagli anni ‘90 Pucci salta da una trasmissione all’altra, alternandosi fra Mediaset e Rai. È ospite fisso della nuova edizione di La sai l’ultima. Entra a far parte del cast delle Iene, diventa inviato di Quelli che il calcio con Simona Ventura.
Il successo
Decisivo per la sua carriera è l’approdo nella squadra di Colorado, il programma Mediaset nato per lanciare i nuovi talenti del cabaret, nel segno di una comicità a presa rapida e lontana da ambizioni intellettuali. Sul palcoscenico del “nipotino” di Zelig Pucci inizia ad affinare i suoi monologhi centrati, dice lui, su “un’attenta osservazione della quotidianità”, a partire dalla realtà dei rapporti di coppia.
Gli sketch strappano risate di grana grossa e fanno da volano per l’apertura di un nuovo capitolo nella carriera di Pucci, che inizia a girare per l’Italia (soprattutto il Nord) con una serie di fortunati spettacoli fra teatri e palazzetti.
A teatro e sul set
Il futuro Ambrogino d’oro mette nel suo palmarès una raffica di “tutti esauriti” con i suoi spettacoli Palco, doppio palco e contropalcotto (chissà come avrebbe preso questo “omaggio” Nanni Loy...), Palco Doppio Palco e C’è sempre qualcosa che non va.
Potevano mancare esperienze al cinema? Certo che no. Debutta in 2061 – Un anno eccezionale, pellicola del 2007 realizzata dal compianto Carlo Vanzina. Seguono, fra gli altri, ruoli ne L’allenatore nel pallone 2, I mostri oggi e Sapore di te. Intanto in tv conduce Big Show con Katia Follesa e il reality La pupa e il secchione.
Vita privata e passioni
La compagna di Pucci, Priscilla Prado, di origini brasiliane, lavora come consulente di moda e d’immagine. Entrambi, prima di conoscersi, hanno avuto relazioni con altre persone. Dal precedente rapporto Pucci ha avuto una figlia, di nome Rachele.
La grande passione di Pucci è il calcio. Innamorato dell’Inter, in gioventù ha frequentato la Curva Nord, cuore della tifoseria nerazzurra più calda. Il suo rapporto con i supporter interisti resta saldissimo: spesso lo si vede indossare i capi firmati CN 69 e qualche tempo fa, in periodo di Covid, suscitò polemiche la sua presenza “smascherata” a una festa degli ultras nerazzurri, improvvisata fuori da San Siro dopo la vittoria in un derby disputato a porte chiuse per l’emergenza pandemica.