SIMONA BALLATORE
Cronaca

Antonio Balordi, laurea con 110 lode e l’intelligenza artificiale. Dalla tesi in corsia alla ricerca: "Difenderò l’Italia dagli hacker"

E’ tra i primi sette laureati nel corso sull’AI creato da Bicocca, Statale e Pavia. "Il lavoro bussa, ma ora un dottorato in scienze strategiche della sicurezza. Per il mio Paese"

Antonio Balordi, 24 anni, festeggiato dalla famiglia dopo la discussione della tesi

Antonio Balordi, 24 anni, festeggiato dalla famiglia dopo la discussione della tesi

Milano, 29 luglio 2024 –  La lode per avere indagato le applicazioni dell’intelligenza artificiale alla sanità, un futuro nella ricerca: "Voglio restituire al mio Paese quello che mi ha offerto, formandomi". Antonio Balordi, 24 anni, è tra i primi sette laureati del corso magistrale in Artificial Intelligence for Science and Technology , coordinato dall’Università di Milano-Bicocca insieme a Pavia e alla Statale. E sta per entrare al Casd, il Centro alti studi per la difesa di Roma: utilizzerà l’AI per difenderci dagli attacchi degli hacker. È nato a Milano, vive a Piacenza, e in questi due anni oltre ad essere studente-pendolare ha sempre lavorato nel weekend, come cameriere per servizi di catering: "Mi piace l’idea dell’indipendenza, del riuscire a mantenermi gli studi", racconta.

Di cosa si è occupato nella sua tesi di laurea “pionieristica“, da 110 e lode?

"Ho utilizzato l’intelligenza artificiale e le reti bayesiane per analizzare il triage nei pronto soccorso: ho potuto usare dati reali dell’ospedale di Almeria, in Spagna, dove sono stato quattro mesi in Erasmus. L’obiettivo era analizzare le relazioni causali di quanto avviene - dall’arrivo del paziente agli esiti post-dimissione - per offrire a medici e infermieri uno strumento che li aiutasse a prendere decisioni più efficaci, migliorando i processi".

Quando è nata la passione per l’intelligenza artificiale?

"Alla triennale in Fisica, sempre alla Bicocca: avevo scelto di svolgere una tesi sull’intelligenza artificiale, in collaborazione con il Cern. Quando mi sono laureato è nata questa magistrale e mi sono detto: “Proviamoci“. Era una scommessa, nel bene e nel male. È stata un’avventura “al buio“, rischiosa, perché nuova per tutti, anche per i professori. Ed è organizzata da tre atenei insieme".

Corso promosso?

"Sì, a pieni voti. E un grande ringraziamento va ai prof che si sono impegnati tantissimo per non farci mancare niente. Non avevano già in mano testi che noi potessimo studiare: i nostri libri sono stati la letteratura scientifica del momento. Di mese in mese veniva pubblicato un articolo nuovo. Ed è stato il fattore ancora più interessante di questo corso di laurea: non richiedeva solo una conoscenza di nozioni, ma l’abilità di leggere, selezionare, interpretare la scienza, in diretta".

In quanti siete partiti e in quanti siete arrivati al traguardo?

"Eravamo un centinaio, ci siamo dimezzati. Per tanti studenti stranieri la barriera all’ingresso è stata la lingua italiana: tutto il corso è in inglese, ma bisogna raggiungere comunque la certificazione B2. Nel mio curriculum “Quantum computers and technologies“, che ha un’impronta più fisica e matematica, eravamo in sette e in sette siamo arrivati al traguardo".

Il lavoro bussa già alla porta?

"Mi sono arrivate numerose offerte, molte da aziende di consulenza negli ambiti più svariati, altre che cercano di utilizzare l’AI generativa per diverse applicazioni. Ma ho deciso di continuare con la ricerca. Sono stato ammesso al dottorato in Scienze strategiche della difesa e della sicurezza al Casd. Applicherò le reti bayesiane alla cybersecurity. Tema più attuale che mai. Voglio restare in Italia per restituire al Paese quello che mi ha offerto".

Come vede il futuro con l’AI? Toglierà posti di lavoro?

"Cambierà i ruoli, soprattutto quelli molto meccanici, ma ne creerà di nuovi e non si sostituirà mai all’uomo: è una nuova rivoluzione industriale. Non si perde il lavoro, lo si semplifica. È un ottimo strumento nel momento in cui ne comprendiamo limiti e potenzialità, per sfruttarlo al meglio, per analizzare una mole di dati che altrimenti non saremmo in grado di padroneggiare. I meccanismi generati dall’AI si implementano con la mente umana".