ANNA MANGIAROTTI
Cronaca

La Milano di Anty Pansera: “Multifunzione come un coltellino svizzero”

Le riflessioni della storica e critica del design, Compasso d’oro alla carriera nel 2020: “Identità difficile da definire, ho visto cambiare drasticamente il mio quartiere. E i costi delle case hanno fatto perdere un numero enorme di abitanti”

Anty Pansera, storica e critica del design

Anty Pansera, storica e critica del design

Milano, 22 aprile 2025 – Il primo ricordo che la milanese Anty Pansera, storica e critica del design, Compasso d’oro alla carriera nel 2020 (per sguardo originale, impegno mai dogmatico, divulgazione attraverso mostre memorabili...), estrae dall’archivio è di riconoscenza per “Il Giorno”.

A quando dobbiamo risalire?

“Nel ‘78 fu il primo quotidiano a dare spazio a una rubrica di design. E Ugo Ronfani mi chiamò a collaborare”.

Alla recente Design Week, elogiata dalla stampa la sua esposizione “REVEAL-progetti e prototipi inediti di donne designer”, sul sottovalutato e dimenticato contributo femminile.

Ci sono anche urbaniste da ricordare?

“Di una ho avuto la fortuna di diventare amica: Corinna Morandi. Pluriennale, la sua esperienza accademica al Poli. Sincero, il suo spirito di servizio nell’animare il dibattito cittadino sul futuro di Milano. Con lo sguardo sempre rivolto ai valori del benessere, dell’architettura bella e vivibile, dell’integrazione, dell’equità”.

Il convegno “Grande Milano, la dimensione metropolitana” del 2020 era stato dedicato a lei, appena scomparsa.

Sfogliando il suo volume “Athena”, sulle presenza femminili alle Biennali/Triennali di Monza/Milano 1923-1940, troviamo le impronte delle prime architettrici...

“Sì, alla IV Triennale, simbolo di pionierismo femminile è la Casa del doppiolavorista di Luisa Lovarini: preferibilmente costruita nei pressi di stabilimenti, dotata di orto e giardino, ampliabile secondo il numero dei componenti della famiglia”.

Considerando le dovute proporzioni, anche la città è un oggetto?

“Lo ha detto con lo slogan ‘dal cucchiaio alla città’, nel 1952, Ernesto Nathan Rogers”.

Azzardiamo, a cosa paragonare Milano?

“È multifunzionale come un coltellino svizzero”.

Cosa intendeva per la verità Rogers?

“Si riferiva all’approccio tipico di un architetto milanese. Che nello stesso giorno deve lavorare alla progettazione di un cucchiaio, di una sedia, di una lampada, e di un grattacielo”.

A proposito, l’architetto Gregotti, 10 anni fa, lamentava che Milano soffre di ‘grattacielismo’.

“Deplorava il ruolo dell’architetto ridotto a definire immagini stravaganti, per pura visibilità mercantile. Alla città che sale, in qualche modo, dobbiamo abituarci. Ma, ammetto, l’arco neoclassico del Moraglia a Porta Garibaldi ha perso non poco della sua monumentalità con in groppa i nuovi grattacieli. Ostacolano pure la vista delle montagne sullo skyline, nelle giornate di aria tersa”.

Abita da quelle parti?

“Sì, in via Solferino. E proprio corso Garibaldi ho visto cambiare drasticamente”.

È ora il cuore dell’importante Brera District del Fuorisalone.

“Con presenze, però, molto discutibili. Il mal di schiena mi ha impedito di gironzolare. Ma anche altri mi hanno detto che ormai si punta troppo su tartine, gadget, fashion, più che sul design”.

Nel quartiere, comunque, resiste lo storico Liceo Parini in via Goito, seppur le iscrizioni al Classico continuano a calare.

“Durante la Design Week, mi è piaciuto che davanti a quella che è stata la mia scuola abbiano collocato ‘Moltiplicatori d’identità' di Claudia Campone: installazione per riflettere sull’annullamento dell’identità, grave nell’età adolescenziale”.

L’identità di Milano?

“Difficile da definire. Per le millenarie sovrapposizioni storiche. Per la capacità dinamica di adattarsi prima al capitalismo industriale, poi al globalismo finanziario. Per il confuso rapporto con il territorio: ormai, arriva fino a Bergamo”.

Intanto, per rendere e-mobility friendly tutto il Milanese, si progetta una ‘bicipolitana’.

“Mah! Non siamo a Copenaghen”.

Milano attrae sempre più l’Oltreoceano

“Infatti gli alberghi sono triplicati. Mentre la città ha perso un numero di abitanti enorme, a causa dei costi delle case”.

Finiamo in periferia?

“A Quarto Oggiaro, la Fondazione Arché, che accompagna bambini e famiglie vulnerabili nella costruzione dell’autonomia sociale, abita spazi architettonicamente molto belli”.