GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Arancione scuro: protesta dei sindaci in Lombardia

C’è chi ha saputo del cambio di fascia su whatsapp, chi non vuole le scuole chiuse, chi è sorpreso: i grafici di Regione e A ts dicevano altro

I sindaci si sono ritrovati davanti a Palazzo Lombardia

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Milano -  Il metodo non è piaciuto a nessuno: c’è chi racconta di averlo saputo da un amico su whatsapp, chi dai siti internet dei quotidiani e chi, solo qualche ora prima, aveva assicurato ai propri concittadini che nulla sarebbe cambiato. A qualcuno, poi, non è piaciuto neanche il merito dei provvedimenti, oltre al metodo: "Perché chiudere le scuole anche in quei Comuni che non hanno casi di positività tra gli studenti?". Loro sono i sindaci dei municipi dell’area metropolitana che da ieri sono entrati in fascia arancione rafforzato per effetto dell’ordinanza firmata lunedì sera dal presidente della Regione, Attilio Fontana, e valida fino al 10 marzo.

Alcuni di loro ieri mattina si sono ritrovati sotto Palazzo Lombardia per protestare proprio contro la Regione, rea di aver fatto piovere l’ordinanza sui loro municipi senza alcun preavviso e senza un confronto. Nel dettaglio, i Comuni sono stati avvisati dall’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) alle 21.30 di lunedì, tramite una telefonata, mentre l’ufficialità di ordinanze e restrizioni è arrivata intorno alle 20. Sei i sindaci presenti al presidio: Lorenzo Fucci di Liscate, Antonio Fusé di Melzo, Roberta Maietti di Rodano, Franco De Gregorio di Truccazzano, Riccardo Benvegnù di Binasco e Paolo Gobbi di Vignate. Ma la lettera di protesta inviata al governatore lombardo è stata firmata da 86 primi cittadini della provincia milanese. E tra questi c’è anche Paolo De Giuli, sindaco di Motta Visconti, eletto con una lista di centrodestra. Anzi, De Giuli ha firmato due lettere, non una. Oltre a quella condivisa con gli altri primi cittadini per chiedere che i Comuni siano avvisati e coinvolti per tempo, ne ha inviata una per conto suo, nella quale chiede a Fontana per quale motivo anche Motta Visconti debba tenere chiuse le scuole sebbene negli istituti non vi sia "attualmente nessuna classe in quarantena, né nelle primarie né nelle secondarie". "Da domani (oggi per chi legge ndr) questi ragazzi andranno a zonzo per il paese, anziché stare a scuola, senza che ci sia una ragione valida, a mio avviso" prosegue De Giuli.

Tornando all’altro lato della protesta, è Gobbi il sindaco che ha fatto sapere "di aver ricevuto la notizia dell’ingresso di Vignate in fascia arancione rafforzato soltanto tramite whatsapp grazie al messaggio di un amico che aveva letto la notizia sui siti internet dei quotidiani. Un preavviso da parte della Regione sarebbe stato doveroso: ormai è un anno che siamo in pandemia, non è possibile che certi meccanismi non siano ancora rodati". "La stessa Regione che chiede, giustamente, al Governo maggiore collaborazione, poi non fa altrettanto con i Comuni: così non va" dichiara il sindaco di Liscate. "Abbiamo ricevuto una telefonata lunedì alle 21.30 dall’Ats – spiega il sindaco di Truccazzano –. Penso che ci sia stata una mancanza di correttezza istituzionale. Bastava fare una videoconferenza preventiva darci tempo di informare i nostri cittadini".

Nessuno dei primi cittadini avanza contestazioni sul merito delle ordinanze, eccezion fatta per quello di Motta Visconti, come detto, ma anche per Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona, che ha a sua volta inviato una lettera alla Regione e al Ministero della Salute: "Sono rimasto sorpreso dall’arancione forte deciso per la mia città perché fino a venerdì scorso i grafici di Ats e Regione non facevano presupporre questo scenario. La riapertura in sicurezza delle scuole deve essere una priorità: serve il tracciamento e il personale scolastico deve essere vaccinato prima che nelle università".