MASSIMILIANO MINGOIA E NICOLA PALMA
Cronaca

Arco della Pace a Milano, restauro obbligato: il blitz ecologista con la vernice arancione costa 52mila euro

Quaranta giorni di cantieri per ripulire il monumento “attaccato“ dagli attivisti nel novembre 2023: “Non era lavabile con solventi e getti d’acqua”. Interviene la Soprintendenza alle Belle arti

Milano – La data di fine lavori è l’8 dicembre, il giorno dopo Sant’Ambrogio. Tra poco più di un mese, milanesi e turisti potranno tornare ad ammirare nella sua interezza l’Arco della Pace. Per adesso, dovranno accontentarsi della parte posteriore che affaccia sui cancelli d’ingresso del Parco Sempione, visto che quella anteriore è coperta quasi interamente da impalcature e teloni bianchi. La manutenzione dell’imponente monumento neoclassico, ideato da Luigi Cagnola e inaugurato il 10 settembre 1838 dall’imperatore Ferdinando I, è stata affidata dalla Sovrintendenza di Archeologia, Belle arti e Paesaggio alla ditta specializzata in restauri Gasparoli srl, che nel recente passato si è occupata di “curare” pure Duomo, Cenacolo Vinciano e Basilica di San Lorenzo Maggiore.

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Pulizia Arco della Pace dopo l'imbrattamento degli ambinetalisti

L’intervento di restauro, del valore di circa 52mila euro, arriva a quasi un anno dal blitz di dieci ambientalisti di Ultima Generazione, che il 15 novembre 2023 imbrattarono i basamenti e alcune colonne dell’Arco con estintori pieni di vernice arancione per richiamare l’attenzione sul conflitto israelo-palestinese e sull’invasione di Gaza.

Il giorno dopo, il sopralluogo dei tecnici fece emergere che, a differenza di quanto sostenuto dagli autori del raid vandalico, il liquido utilizzato non era lavabile con un semplice getto d’acqua con gli idranti e qualche solvente e che la pulitura del granito di Baveno rivestito di pietra di Crevoladossola avrebbe richiesto un restilyng molto più approfondito, con l’obiettivo prioritario di farlo tornare come prima. Da lì è partito il procedimento amministrativo per stilare un piano d’intervento, assegnare l’incarico a una squadra di restauratori e allestire il cantiere.

Uno schema identico a quello messo in campo nei mesi precedenti per un altro monumento imbrattato: la statua equestre di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo, presa di mira il 9 marzo 2023 con lo stesso tipo di vernice e rimessa a nuovo sei mesi dopo con i 28.950 euro messi a disposizione dalla società pubblicitaria Vox Media. Stavolta servirà quasi il doppio per rifare l’abito all’Arco prima di Natale: il restauro descritto sul sito web di Gasparoli parla di “rilievo laser scanner e ortofoto, messa in sicurezza, protezioni sommitali, estrazione di sali solubili, consolidamento e stuccature”.

“L’attacco degli eco-vandali all’Arco della Pace di Milano – disse all’epoca l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – è l’ennesima azione sconsiderata da parte di chi, affermando di voler difendere il pianeta, danneggia monumenti importanti del nostro patrimonio culturale. Nei confronti di costoro è inaccettabile e da irresponsabili mostrare atteggiamenti cedevoli, se non addirittura ammiccanti”.

Non solo Arco e statua di Vittorio Emanuele II. In questi anni, le azioni di “disobbedienza civile” dei militanti di Ultima Generazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui cambiamenti climatici hanno messo nel mirino (in quei casi senza lasciare tracce a lungo termine) anche la facciata del Teatro alla Scala, colpita la mattina del 7 dicembre 2022 con vernice azzurra e rosa, e la scultura “L.O.V.E.” di piazza Affari alias “Il Dito” di Maurizio Cattelan, bersagliata il 15 gennraio 2023 con vernice gialla.

Proprio su questo ultimo episodio, che aveva portato la polizia a denunciare per imbrattamento di beni culturali due ventitreenni e un trentanovenne, nel gennaio 2024 Palazzo Marino ha deciso di costituirsi parte civile al processo, chiedendo il risarcimento dei danni. Qualche giorno dopo, Cattelan ha scritto una lettera all’avvocato che difende gli attivisti alla sbarra: “La condotta dei suoi assistiti non risulta avere rovinato o deturpato l’opera – le parole dell’artista –. Il successivo intervento di ripristino l’ha infatti restituita al suo stato ed al suo aspetto originario. Non mi sono sentito offeso né danneggiato. Sono infatti certo che gli autori – le cui intenzioni e i cui obiettivi sono stati ampiamente resi noti – abbiano agito senza intenti aggressivi nei confronti miei o della mia opera”.