Milano, 18 novembre 2024 – “La nostra generazione ha la responsabilità e il compito di fare la differenza”. Arianna Becheroni, 20 anni, attrice milanese, sarà Maria, la protagonista della serie Never too late, da mercoledì su RaiPlay. Dieci gli episodi, scritti da Camilla Paternò, Federica Pontremoli e Simona Coppini, in collaborazione con Salvatore de Chirico, che dirige la serie insieme a Lorenzo Vignolo. Siamo nel 2038: l’aria è irrespirabile, il contatto con la natura è vietato, c’è il “green-lockdown“ e ci sono cinque ragazzi che si ribellano.
Chi è Maria?
“Una ragazza fermissima nelle sue idee. In questo è molto diversa da me: ogni giorno imparo qualcosa di più dalla vita, cresco, mi metto in discussione. Lei è spaccata in due, tra madre e padre. Ma alla fine farà una bella evoluzione. Con lei sono cambiata anch’io”.
Il tema è attualissimo. Si parla molto di eco-ansia: quanto è sentita dalla sua generazione? E da lei?
“La serie parla di un futuro distopico, ma quando si leggono dati impressionanti sull’aria malata capisci quanto sia presente: è qui, non è una realtà così lontana. Per anni non ci si è occupati abbastanza del nostro Pianeta. Sento anch’io questa eco-ansia, ma credo vada affrontata trasformando la paura in fatti, sprecando meno acqua, inquinando di meno nel nostro piccolo e prendendo misure a livello globale, superando l’egoismo. È arrivato il momento di pensare a chi nascerà dopo di noi. Non son qui per insegnare niente a nessuno, anch’io faccio tanti errori, ma insieme si impara, ci si ’raddrizza’. Nella serie emerge anche questo senso di giustizia”.
Come si è calata nei panni di Maria?
“Con Roberto Nocchi, il protagonista maschile, abbiamo provato 24 ore su 24, improvvisavamo anche fuori dal set al punto che bastava uno schiocco di dita per entrare e uscire dalla parte. In ciascun ruolo io scopro parti di me stessa e le accentuo o meno: è un po’ come avere il mixer di un deejay, che tiri più su o più giù in base ai personaggi”.
È Alice in “Bang Bang Baby“.
“È stata la mia vera accademia. Avevo solo 14 anni quando ho iniziato a lavorare nel cinema. Con “Bang Bang Baby“ sono cresciuta molto: è stato il mio primo ruolo da protagonista, la mia scuola di vita”.
La passione per la recitazione è nata da piccina?
“Sì. Avevo 7 anni, mia madre, Monica, aveva avuto un brutto incidente. Io ero abbastanza iperattiva - lo sono ancora - piena di energie. Lei mi faceva provare ogni tipo di sport, anche per superare quel trauma, e ha provato a farmi avvicinare al teatro. Lì ho trovato il mio mondo, è stato amore a prima vista. L’arte della recitazione è stato anche uno strumento per leccarmi le ferite e tirare fuori la mia creatività”.
Dove ha studiato?
“Ho cominciato al Teatro Litta a Milano, poi mi sono trasferita in Liguria, dove mi sono avvicinata anche al musical e al canto. Ho frequentato le scuole da privatista perché ho cominciato prestissimo a lavorare e a fare la trottola tra la Liguria, Roma e Milano, dove sono tornata a vivere. Credo molto nel “piano A“. Ho solo 20 anni, evito distrazioni, mi concentro sulla recitazione e poi si vedrà. Secondo me un artista non è mai arrivato: serve uno studio costante, quotidiano”.
Se potesse scegliere un film o un genere, chi vorrebbe interpretare oggi Arianna?
“Mi piacerebbe una commedia, per cimentarmi in un mondo diverso da quello del dramma. So che è tosto e che tendenzialmente in Italia quanto ti inquadrano in un genere difficilmente ti sposti da una parte all’altra. Ma per me è fondamentale mettermi sempre in gioco. Anche dal teatro ho imparato tantissimo: recitare per il cinema e il teatro è diverso, come andare sugli sci o con lo snowboard. Sono grata di poter continuare a coltivare entrambi”.
È tornata vivere a Milano. Qual è il suo rapporto con la città?
“Milano è una città internazionale, ho imparato ad apprezzarla negli anni e adesso la sento mia. Da piccola è più difficile, perché è una città che corre, che ha fretta: è più complicato fare amicizia rispetto ad altre città. Quando ho bisogno di staccare vado ancora in un paesino di 800 anime in Liguria, ma poi torno sempre qui. È come con i grandi amori, che vivono di conoscenza e di equilibrio: non è stato amore a prima vista, non la lascerei mai”.