Milano – “Con nota del MInistero della Giustizia del 20 giugno 2023, è stata trasmessa la relazione dell’Interpol che riferisce che Artem Uss è stato arrestato in territorio russo e che è in corso un procedimento penale nei suoi confronti".
Il passaggio della sentenza della Cassazione che il 6 luglio ha annullato il via libera all’estradizione riapre ancora una volta il giallo dell’imprenditore inseguito da un mandato di cattura Usa ed evaso 5 mesi fa a Basiglio.
Un giallo dai contorni ancora sfocati, con le indagini dei carabinieri tuttora in corso per scovare chi ha aiutato il quarantunenne, figlio del governatore filo-putiniano della regione siberiana del Krasnoyarsk, a mettere in atto il piano di fuga che lo ha portato prima nei Balcani passando dalla frontiera slovena e poi in patria probabilmente con un volo privato.
La storia inizia il 17 ottobre 2022, quando Uss viene arrestato a Malpensa, poco prima di imbarcarsi con la moglie su un volo diretto a Istanbul. La polizia lo ammanetta in esecuzione di un provvedimento di rinvio a giudizio del Gran Giurì Federale della Corte distrettuale di New York: è accusato di aver contrabbandato petrolio con il Venezuela in violazione dell’embargo e tecnologie militari dagli Usa verso la Russia, di frode bancaria e di riciclaggio. Due giorni dopo, il sostituto procuratore di New York che sta seguendo il caso invia una lettera in cui segnala l’alto rischio di fuga.
Gli avvocati di Uss presentano alla Corte d’Appello di Milano l’istanza di domiciliari: nella richiesta spiegano che il russo sta spostando sempre di più i suoi interessi economici e familiari in Italia, danno conto del ruolo da consigliere in una società che gestisce un hotel 4 stelle in Sardegna e assicurano che di Uss si prenderà cura la moglie Maria Yagodina in un appartamento affittato nel complesso residenziale Borgo Vione a Basiglio.
Nel frattempo è arrivata un’altra richiesta di estradizione, stavolta dalla Russia per reati finanziari: Uss dà il consenso a essere consegnato alle autorità del suo Paese, non a quelle a stelle e strisce. Il 27 novembre, i giudici danno l’ok ai domiciliari, anche se Uss ci andrà solo il 2 dicembre, dopo la predisposizione del braccialetto elettronico. Quarantotto ore dopo, l’Ufficio per gli affari internazionali del Dipartimento di Giustizia Usa scrive all’Ufficio Cooperazione internazionale del Ministero della Giustizia italiano: "Le autorità statunitensi – si legge nella missiva – hanno recentemente appreso che nei confronti di Artem Uss, ricercato per l’estradizione negli Stati Uniti, è stata o sarà presto presto disposta la misura degli arresti domiciliari in seguito a un provvedimento della Corte d’Appello di Milano. Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta, esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte d’Appello di Milano".
L’estradizione oltre Atlantico viene concessa il 21 marzo per le accuse di contrabbando di petrolio con il Venezuela e di frode bancaria. Il giorno dopo, però, Uss scompare: alle 14.07 esce a piedi da Borgo Vione, sale su un’auto guidata da un complice e si allontana. Porta con sé il braccialetto elettronico, ma l’allarme suona solo dopo alcuni minuti.
I carabinieri arrivano davanti all’appartamento per controllare cosa sia successo. La porta blindata è chiusa: in casa c’è la tv accesa. A quel punto, parte la chiamata ai vigili del fuoco per sfondare, ma lì non c’è più nessuno.
L’imprenditore ricompare il 4 aprile, in patria, e motiva così la fuga: "La Corte italiana, sulla cui imparzialità all’inizio contavo, ha dimostrato la sua chiara faziosità politica. Sfortunatamente, è anche pronta a piegarsi sotto la pressione delle autorità americane". Lo stesso giorno, il Governo russo rende noto di non avere più interesse all’esecuzione dell’estradizione, sostenendo che Uss ha deciso di "partecipare" alle investigazioni condotte dai funzionari russi; e l’avvocato Alexei Tikhomirov aggiunge che "le misure di restrizione sono state modificate in restrizioni di viaggio".
Finita? No, perché pende il ricorso in Cassazione contro il placet all’estradizione americana. All’udienza del 31 maggio, preso atto dell’irreperibilità di Uss, i giudici rinviano la trattazione del ricorso "per acquisire notizie tramite Interpol in merito alla circostanza dell’allontanamento del ricorrente dal territorio dello Stato". Il 20 giugno, il Ministero della Giustizia trasmette agli “ermellini” la relazione di Interpol che informa che il russo è stato arrestato in patria. Una comunicazione che influisce solo in parte sulla decisione finale di annullare il "sì" all’estradizione, ma che aggiunge ulteriore mistero a una vicenda già oscura. Perché Uss è stato arrestato in Russia?