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Artem Uss, arrestato l’aristocratico russo che ha coordinato la fuga da Milano del figlio dell’oligarca: “L’uomo che risolve tutto”

L’uomo si chiama Dmitry Chirakadze. Avrebbe aiutato l’imprenditore, su cui pendeva un mandato di arresto statunitense, a scappare dai domiciliari a Basiglio nel marzo 2023. Sono già finiti in manette altri 6 membri del commando che lo aiutò a scappare

Un frame del video della fuga dagli arresti domiciliari di Basiglio. Nei riquadri Dmitry Chirakadze (a sinistra) e Artem Uss

Un frame del video della fuga dagli arresti domiciliari di Basiglio. Nei riquadri Dmitry Chirakadze (a sinistra) e Artem Uss

“Uno che lavora per la famiglia, che risolve tutto, si chiedeva tutto tramite lui”. Viene descritto così Dmitry Chirakadze, l’imprenditore di 54 anni residente in Svizzera e appartenente all’aristocrazia russa arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo all’aeroporto di Roma Fiumicino con l’accusa di aver aiutato Artem Uss, figlio di un oligarca russo vicino a Vladimir Putin, a fuggire dagli arresti domiciliari che stava scontando a Basiglio, vicino a Milano, per poi espatriare lungo la rotta balcanica e rientrare in aereo in Russia.

A descriverlo come l’uomo che “risolve tutto” è Vladimir Jovancic, alias “Vlado il vecchio”, bosniaco di 51 anni a capo del commando operativo che si è occupato della fuga del figlio dell’oligarca, arrestato lo scorso dicembre insieme ad altri cinque membri della banda.

La fuga di Uss risale a marzo 2023 e alcuni aspetti della vicenda sono ancora da chiarire ma “le attività di indagine hanno consentito – si legge in una nota della Procura – di identificare il soggetto (Chirakadze, ndr) facente parte di un livello sovraordinato, da un punto di vista organizzativo, rispetto ai membri del gruppo che hanno materialmente favorito l’evasione di Uss”. Tradotto: l’aristocratico era la mente” dell’operazione. Nelle prossime ore sarà interrogato dai magistrati italiani.

Ricercata anche la moglie di Uss

È stata emessa un’ordinanza internazionale di custodia cautelare anche per la moglie trentatreeenne di Uss, Maria Yagodina, che era partita dall’Italia durante la fuga del marito e che attualmente si trova con lui Russia. Il capo del commando, Jovancic, ha dichiarato agli inquirenti che la moglie dell'imprenditore gli avrebbe consegnato “7mila euro in contanti” per l'acquisto di una delle macchine usate per la “esfiltrazione”.

Chi è Chirakadze

Dmitry Chirakadze, detto “Dima”, fa parte della nobiltà russa in quanto discendente di un Granduca della Georgia ed è sposato con una facoltosa donna russa, Lyubov Orlova, Nel 2008 ha fondato, insieme designer Aleksei Pelevin, il gruppo Pravo.ru, un media online russo specializzato in giornalismo legale che, nel giro di pochi anni, è riuscito ad aggiudicarsi la gestione della manutenzione dei servizi elettronici dei tribunali arbitrali russi. Attività, quest’ultima, che secondo alcuni media russi fornisce a Chirakadze notevole capitale politico.

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Il cinquantaquattrenne risulta anche “compartecipe in numerose aziende russe unitamente a esponenti della famiglia Uss, anche con incarichi dirigenziali di vertice” tra cui nel capitale di una società mineraria russa di cui Artem è socio. Le indagini rivelano inoltre che la moglie del nobile è titolare di quote della società che gestisce la struttura turistica di lusso, in Sardegna, riconducibile alla famiglia Uss e di un’imponente tenuta di caccia a Krasnojarsk, in Siberia, luogo di vacanza preferito di importanti funzionari russi, tra cui il governatore Alexander Uss, padre di Artem.

Gli altri arresti

Questo arresto, coordinato dal pubblico ministero Giovani Tarzia, fa parte della seconda tranche dell’indagine sulla fuga di Uss che, nei mesi scorsi, aveva portato all’arresto di 6 persone. Lo scorso 20 gennaio, era stato catturato in Slovenia Matej Janezic, accusato di essere uno dei cinque componenti del commando che liberò Uss. Il 5 dicembre erano già finiti in manette Vladimir Jovancic, bloccato in Croazia, e il figlio ventiseienne Boris, intercettato e fermato a Desenzano.

Mente dell’operazione

Dmitry Chirakadze è accusato di aver monitorato l’esito della decisione della Corte d'Appello di Milano sulla eventuale estradizione di Uss negli Stati Uniti, effettivamente accordata, e di aver presenziato, nella fase organizzativa, ai principali incontri con i componenti della banda che ha garantito la fuga. Avrebbe anche aver mantenuto costanti contatti con i familiari e incontrato in più circostanze i componenti della banda in territorio straniero.

Gli indizi di colpevolezza sono emersi dall’analisi del traffico telefonico (molteplici e di diverse compagnie telefoniche, anche di Paesi esteri) e delle liste di imbarco di voli aerei che hanno permesso di riscontrare la sua presenza nelle diverse città, italiane ed estere, dove sono avvenuti gli incontri preparatori alla fuga.

Ci sarebbero stati, in particolare, diverse riunioni – anche in hotel di lusso e ristoranti – tra “Vlad” (cioè Jovancic), la moglie di Uss, e “Duma”, cioè Chirakadze. In alcuni passaggi dei verbali che ricostruiscono la fuga, Jovancic (il capo del commando) dice, testualmente: “Il signore russo che c’era con noi, lui ha fatto proporre tutto, lui dirigeva tipo come si muove operazione”.

Della presenza dell’aristocratico russo in Italia e degli incontri con la moglie di Uss ha parlato anche, Srdan Lolic, uno degli otto indagati in totale per la "procurata evasione" di Uss. Lo stesso Lolic avrebbe detto a Jovancic: “Andiamo in Italia che c'è quell’uomo ricco che vuole che lo aiutiamo”. 

Il commando internazionale

Il gruppo “operativo e il suo organizzatore” Chirakadze sono ritenuti dall’autorità giudiziaria italiana un “sodalizio criminale organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno Stato, con il coinvolgimento di persone di diversa nazionalità (allo stato soggetti albanesi, serbi, bosniaci e sloveni), che, mediante l'utilizzo di auto immatricolate in più Stati (Italia, Slovenia e Serbia) e di utenze serbe, italiane, bosniache e slovene, hanno adottato una strategia precisa e ben definita, anche diretta a depistare le indagini”.

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I componenti del gruppo, spiegano gli inquirenti, “hanno utilizzato un’auto la cui targa non era clonata e che è stata fatta ‘ricomparire’ in una zona lontana dalla frontiera”, da cui “l’evaso è espatriato”. Inoltre, “forti dei contatti intrattenuti in Slovenia, hanno attraversato, il giorno stesso dell'evasione, la frontiera di Gorizia, hanno contattato una agenzia di noleggio auto e hanno condotto un’auto in Bosnia, un'altra auto in Serbia ed una terza auto in Slovenia”.

Il blitz e la fuga

Secondo le ricostruzioni fatte dagli inquirenti, il blitz in cui Uss è stato fatto fuggire era stato preceduto da cinque sopralluoghi, effettuati tra la metà di febbraio e dieci giorni prima dell’azione, avvenuta il 22 marzo: a guidare le operazioni c’era Jovancic. Il commando lo ha liberato Uss dalla cavigliera elettronica che avrebbe dovuto tracciarne la posizione e lo hanno portato via in macchina.

Perché Uss era ai domiciliari

Artem Uss era stato arrestato all’aeroporto di Milano Malpensa nell’ottobre 2022 perché su di lui pendeva infatti un mandato di arresto emesso dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per i reati di associazione criminale per frode ai danni dello stato, associazione criminale per violazione dell'International economic power act, associazione criminale per commissione di frode bancaria e riciclaggio di denaro, punibili con pene fino a 30 anni di reclusione.