Milano – “Una fuga ampiamente pianificata e programmata”. Così il procuratore di Milano Marcello Viola ha descritto l’evasione di Artem Aleksandrovich Uss, l'imprenditore russo fuggito dagli arresti domiciliari il 22 marzo scorso nel comune di Basiglio nel milanese.
Indagine tra Italia e Usa
Le indagini del Comando Provinciale dei Carabinieri di Milano, in collaborazione con Eurojust, Interpol e le autorità statunitensi (Fbi, Dipartimento di Giustizia americano e il Procuratore del Distretto Orientale di New York), hanno portato a 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti (incluso Uss) per i reati di evasione e procurata evasione in concorso con l'aggravante di reato transnazionale. Nel dettaglio, si tratta di un cittadino italiano di origine bosniaca e di 5 stranieri all'estero.
L’arresto a Malpensa
La vicenda ha avuto inizio nell'ottobre 2022 quando Uss era stato arrestato mentre era in transito all'aeroporto di Malpensa. Su di lui pendeva infatti un mandato di arresto emesso dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per i reati di associazione criminale per frode ai danni dello stato, associazione criminale per violazione dell'International Economic Power Act, associazione criminale per commissione di frode bancaria e riciclaggio di denaro, punibili con pene fino a 30 anni di reclusione.
I domiciliari a Basiglio
In attesa dell'estradizione oltreoceano, l'imprenditore russo era stato sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a Cascina Vione alle porte di Milano dove è rimasto fino alla fuga, “un'operazione complessa – ha detto Viola – che ha comportato la collaborazione di più agenzie e forze di polizia”.
Il rumore di elettrodomestici
Il tutto ha avuto inizio la mattina del 22 marzo con un allarme del braccialetto elettronico che ha fatto scattare l'intervento immediato dei Carabinieri della stazione di Basiglio, responsabili della sorveglianza di Uss. A causa dei rumori di alcuni elettrodomestici si pensava a un malore del soggetto, ma subito l’appartamento è risultato vuoto.
L’ipotesi del sequestro
Come spiegato dal pm Giovanni Tarzia, inizialmente non era chiaro se si trattasse di una fuga volontaria o di un sequestro di persona. Quest'ultima ipotesi è caduta dopo l'acquisizione delle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona da parte dei Carabinieri di Basiglio e della Compagnia di Corsico: da queste si vede chiaramente Uss salire a bordo di una Fiat Bravo e poi allontanarsi assieme ad altre tre auto (2 Volvo e un’Audi).
I 124 allarmi del braccialetto
La presenza di più veicoli confermerebbe l'ipotesi degli inquirenti di una fuga preparata e studiata nei minimi dettagli. Infatti nei 79 giorni precedenti la fuga, sono stati segnalati ben 124 allarmi del braccialetto elettronico applicato ad Uss: mentre 7 di questi hanno riguardato problemi di alimentazione elettrica e la difficoltà di comunicazione con la base, 5 di questi sarebbero riconducibili ai giorni in cui sono stati effettuati dei sopralluoghi per studiare la zona.
I sopralluoghi
Secondo le indagini in queste circostanze i complici dell'evasione si muovevano ogni volta con veicoli diversi, cambiando in continuazione i percorsi con i quali raggiungevano e lasciavano il capoluogo lombardo. In circa 5 mesi gli investigatori hanno compiuto un vasto lavoro di analisi dei tabulati di cella, per un totale di circa 11 milioni di righe. Da queste è stato accertato che le auto sono servite per agevolare la fuga di Uss.
La fuga da Gorizia
Senza dubbio, l'imprenditore russo ha cambiato vettura dopo aver lasciato Milano e, mentre i complici si dividevano per confondere le ricerche, lui ha varcato il confine con la Slovenia vicino a Gorizia. Segnali del suo passaggio sono stati rintracciati anche in Bosnia Erzegovina e in Serbia. Le auto identificate portavano targhe italiane, serbe e croate.
Padre e figlio arrestati
Al momento sono state effettivamente eseguite 2 delle 6 ordinanze. Nello specifico riguardano Vladimir e Boris Jovanovic, padre e figlio, arrestati rispettivamente in Croazia e a Desenzano (Brescia). Attualmente, non ci sono prove che lascino supporre un coinvolgimento anche della moglie di Uss. Nel frattempo sono stati congelati i beni in Italia dell'imprenditore russo: una villa presso Cascina Vione, quote di capitale sociale di una società vicino a Sassari e un conto corrente in Italia con un ammontare di circa 150mila euro.