ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Estate nera per chi soffre di claustrofobia: "Noi, i maghi degli ascensori"

Negli ultimi mesi tante le chiamate di soccorso, a causa dell'aumento dell'uso di condizionatori

I maghi dell'ascensore

Milano, 31 agosto 2018 - «L’ascensore è una macchina complessa». Parola di Rino Guidetti, 83 anni e fondatore della «R. Guidetti». Un’azienda storica, nata nel 1959 per la manutenzione e la riparazione di ascensori, che oggi riunisce sotto lo stesso tetto (che è al tempo stesso ufficio, magazzino e officina) tre generazioni: accumunate dal nome iniziante con la «R», oltre che dall’identico lavoro. In via Col di Lana 14, oltre al patriarca, operano suo figlio Ruggero, 54 anni, e suo nipote Riccardo, 33 anni, con Rachele, la sorella. Con loro una squadra di 12 tecnici, sempre in giro, a parte i festivi, dalle 7 del mattino a sera. L’ascensorista d’estate non si riposa ma lavora come un matto, con la parentesi delle settimane centrali d’agosto: fino a 25/30 chiamate per impianti fermi al giorno, contro la media di 5 o 6 emergenze delle altre stagioni dell’anno.

A causa dell’aumento dell’uso dei condizionatori fioccano le richieste per il salvataggio di persone intrappolate dentro le cabine. Cadono nel panico i soggetti più anziani ma anche i muratori che commettono un errore: «Scambiano l’ascensore per il montacarichi, caricandolo di materiali pesanti fino a bloccarlo». Ci sono persone che, una volta salvate, invece che dire «grazie», li accusano di «colpevole» ritardo: «Purtroppo non è possibile montare una sirena sui nostri mezzi che possono rimanere bloccati nel traffico». Vale come massima il consiglio di “preferire le scale piuttosto che l’ascensore, in caso si soffra di claustrofobia”. Quanto alla valutazione della portata massima, «meglio affidarsi all’indicazione espressa in chilogrammi, non al numero di persone riportato sulla targhetta».

Capitolo riparazione: è più semplice quando gli impianti sono di nuova generazione. Un computer di diagnostica individua il problema. Più complesso è mettere mano al quadro elettrico d’antan. «Sono poche le società in grado di saper riparare i vecchi impianti», dice Riccardo. Gli ascensori più antichi a Milano si trovano in viale Romagna e in via Spinoza, con modelli degli anni ’30. Ma anche in via Pietro Teulié, dove abbiamo seguito l’operazione di manutenzione di un ascensore Otis degli anni ’40. Un capolavoro di elettro-meccanica, con le porte ad apertura manuale e l’elegante cabina di legno: «Per garantire il buon funzionamento degli impianti d’epoca è necessario ogni mese lubrificare le guide, controllare il quadro luminoso delle bottoniere e lo stato dei teleruttori (dispositivi che aprono o chiudono a distanza un circuito elettrico, ndr). E regolare i freni. Oltre alla pulizia generale, a partire dalla fossa». Manuali per aggiustare le vecchie cabine non ci sono. «La competenza deriva dall’esperienza», è un’altra perla del signor Rino che ha iniziato a fare il garzone a 13 anni. «Ma è utile avere da sé una buona dose di inventiva. I pezzi di ricambio di tante aziende italiane ormai scomparse sono introvabili. Alcuni li recuperiamo da impianti in disuso, per altri escogitiamo adattamenti a partire dai ricambi esistenti», puntualizza Riccardo.