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Milano, pochi asili nido e rette salate: in due anni aumenti delle tariffe orarie dell’11%

In città il costo mensile medio per le strutture private per i più piccoli arriva anche a 800 euro. I posti disponibili bastano solo per il 28% dei bambini

Due bambini all'asilo nido

Milano, 13 febbraio 2024 – L’indagine di Altroconsumo fotografa uno scenario già denunciato dalle famiglie, alla quale le istituzioni non hanno ancora trovato una soluzione: il quadro sulle rette degli asili nido del nostro paese è sconfortante, soprattutto rispetto agli altri paesi europei. 

Oggi i posti al nido bastano solo per il 28% dei bambini e nel periodo estivo il 93% delle strutture è chiusa. Inoltre si sottolinea un divario territoriale molto ampio in termini di copertura di posti: centro-Italia, nord-est e nord-ovest, superiori al 31%, il Sud e le Isole registrano una copertura del 16%.

A Milano aumento delle tariffe orarie dell’11% in un anno

Dopo l’indagine condotta nel 2022, Altroconsumo ha rilevato lo stato attuale dei sistemi di welfare per le famiglie in Italia, coinvolgendo gli asili nido comunali, 285 privati in otto città (Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Napoli e Palermo) e mille intervistati della community di ACmakers.

Rispetto all’inchiesta sulle tariffe dei nido privati di due anni fa, per le città considerate le tariffe orarie sono aumentate in media dell’8,8%. A Roma, Milano e Genova l’aumento è stato ancora più elevato, sopra l’11% mentre Torino e Bologna stabili.

Un altro problema che le famiglie devono fronteggiare è la scarsità di posti negli asili comunali, oltre le rette molto salate se considerate in rapporto ai redditi medi. La retta media mensile per una famiglia con un Isee di 30 mila euro si aggira sui 500 euro a Milano e Torino, poco meno a Firenze.

Per quanto riguarda i nidi privati gli orari sono maggiormente flessibili, ma la retta media sale a 640 euro. Anche in questo caso Milano si discosta: nella città meneghina la retta media raggiunge gli 800 euro al mese. 

Il confronto con i paesi europei

La fotografia scattata dall’indagine di Altroconsumo non rispetta gli standard europei richiesti dall’Europa perché l’Italia non garantisce un numero di posti nei servizi per l’infanzia. Durante il Consiglio Europeo del 2002 a Barcellona si era deciso di fornire un posto per almeno il 33% dei bambini entro il 2010: il prossimo obiettivo è raggiungere il 45% di bambini frequentanti servizi educativi di qualità entro il 2030.

Rispetto a questi dati, l’Italia ha una coperta del 28%, in netto ritardo rispetto alla media europea (37,9%). Tra i paesi più virtuosi in suolo europeo si trovano l’Olanda con una copertura del 74%, la Danimarca con il 69,1% e Francia e Spagna con una copertura di oltre il 50%.

Ad agosto chiusi il 93% degli asili nido 

Altroconsumo ha inserito nello studio anche il parere di mille intervistati dai quali sono emerse varie richieste per fronteggiare il problema; bisogna ripensare ai sistemi del welfare per tenere in considerazione le reali esigenze dei genitori italiani che sempre più spesso si affidano ai nonni per cercare di contenere le spese.

I genitori richiedono allo stato di investire soldi per l’aumento di strutture e di posti disponibili, norme che diano maggiore flessibilità lavorativa (congedi, permessi…) e un contributo diretto da parte dello Stato nel pagamento della retta, almeno in parte, per tutti.

Oltre la possibilità di essere supportati anche nel periodo estivo: dall’indagine condotta emerge che a luglio solo il 2% dei nido chiude del tutto, il 12% per qualche settimana, l’86% rimane aperto. Situazione completamente differente nel mese di agosto, durante il quale il 93% degli asili nido risulta essere chiuso.

Il calo demografico e la posizione delle madri, costrette a dover scegliere tra lavoro e maternità, sono tra i problemi italiani che quotidianamente si mettono in luce: ma i dati presentati da Altroconsumo confermano l’impossibilità di risolverli con i dati attuali.