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Asilo nido, la protesta di un genitore: "Metà retta da pagare per sole 5 ore"

Bambina inserita da fine settembre, ma il Comune vuole 232 euro

Una maestra e una bambina che giocano con una bambola in un asilo nido pubblico

Milano, 8 ottobre 2017 - Duecentotrentadue euro, la metà della retta mensile, per sole cinque ore di asilo nido negli ultimi cinque giorni di settembre. Non solo. La richiesta delle maestre di portare a scuola pacchi di salviette umidificate e kleenex per l’igiene intima e scatole di pasta e farina per far giocare i bambini. asilo nido comunale di via Merloni 2, quartiere Comasina. Luca Zammarchi, padre di una bambina di un anno e 4 mesi, racconta la sua odissea nella burocrazia municipale. E anticipa subito la conclusione del suo racconto: «Oltre al danno, la beffa». Vediamo perché. «L’inserimento all’asilo nido di mia figlia è iniziato il 25 settembre: è stata al nido per un’ora al giorno, dalle 10 alle 11 del mattino, per cinque giorni, affiancata da mia suocera. Per cinque ore in una sola settimana di asilo nido, però, il Comune mi ha chiesto di pagare la metà della retta mensile: 232,50 euro su 465 euro. Certo, il regolamento comunale prescrive che chi non frequenta per tutto il mese l’asilo nido debba comunque pagare la metà della retta, ma in questo caso a decidere per quanti giorni portare mia figlia al nido non sono stato io, ma il Comune che ha fatto partire il periodo di inserimento dal 25 settembre». Ma perché si è creata questa situazione? «Pago la retta massima perché io e mia moglie lavoriamo, mia figlia quindi è ultima in graduatoria e il suo periodo di inserimento parte dopo quello dei bambini delle famiglie meno abbienti, che pagano una retta inferiore o addirittura non la pagano. Ma dover pagare metà della retta per sole cinque ore di asilo nido in un mese mi sembra un’estorsione».

Zammarchi, in una lettera di protesta inviata al Comune a fine settembre, indica anche la soluzione che avrebbe ritenuto più corretta: «Sarebbe stato opportuno tenere conto delle clausole di pagamento fissate dal Comune, anticipando l’inserimento di mia figlia di almeno due settimane». Il ragionamento sembra di buon senso: se una famiglia è costretta a pagare in ogni caso la metà della retta mensile, che si dia l’opportunità ai bambini di frequentare l’asilo nido per almeno 15 giorni al mese, nel caso in cui non sono i genitori a decidere per quanti giorni mandare il proprio figlio nella struttura comunale. Non è finita. Il papà ha qualcosa da dire anche sul materiale richiesto dalle maestre: «Otto pacchetti di salviette umidificate, otto di kleenex, pasta e farina per far giocare i bambini. Due borse piene. Ma perché devo portare tutta questa roba in un asilo comunale? Tanto valeva iscrivere mia figlia a un nido privato, che è più caro ma non chiede il materiale. Le maestre mi hanno spiegato che il Comune non fornisce loro tutto il necessario, quindi lo chiedono ai genitori. Ma la donazione è facoltativa». La conclusione di Zammarchi: «Oltre al danno, la beffa». Il capogruppo di FI Gianluca Comazzi, che ha segnalato il caso, va all’attacco: «I milanesi si domandano come faccia il sindaco Sala a trovare i soldi per riaprire i Navigli quando manca perfino la carta igienica negli asili. Le nostre scuole sono abbandonate dal Comune».

massimiliano.mingoia@ilgiorno.net