MARIANNA VAZZANA e ANDREA GIANNI
Cronaca

Insulti, capelli tirati e chi piange rinchiuso al buio: I metodi horror dell’asilo di Vanzago. “Mettiti il ciuccio in bocca e non rompere”

La titolare e due collaboratrici ai domiciliari, eluso anche il divieto di esercizio della professione. Da intercettazioni e filmati emergono le violenze: "Fai schifo, vorrei accidere tua madre..."

MILANO - La reazione a un controllo dei carabinieri del Nas, lo scorso 19 febbraio, evidenzia tra gli altri episodi la "spregiudicatezza e lo scarso rispetto delle istituzioni e delle leggi" da parte delle educatrici dell’asilo nido di Vanzago accusate di maltrattamenti nei confronti di 35 bambini.

L'ingresso dell'asilo degli incubi di Vanzago
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Per evitare contestazioni legate al mancato rispetto del rapporto tra educatrici e bambini presenti, infatti, la titolare 45enne avrebbe nascosto sei piccini spostandoli in un’altra sede, in un locale "in alcuni momenti al buio e con le saracinesche abbassate". L’unica persona, a sorvegliarli, era la figlia minorenne della donna. "Ci sono i Nas e sono una in meno", affermava, intercettata, una delle collaboratrici. "Buona, pensa te che c’è la figlia da sola con sei bambini", spiegava un’altra educatrice, indagata. Uno spaccato che emerge dalla mole di intercettazioni, che oltre alle microcamere nascoste nella struttura hanno documentato i maltrattamenti e i tentativi di eludere le norme, oltre all’organizzazione di laboratori “fantasma“ e foto sui social per rassicurare i genitori: "Noi ci dobbiamo mettere nella pancia della mamma. La mamma è lì che aspetta le foto di questi cuccioli", affermava un’educatrice.

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La preoccupazione era quella che i genitori potessero ritirare i figli dalla struttura, facendo venir meno le lucrose rette per l’asilo privato: "Se alle madri viene detto che piangono si sentono in colpa – diceva, intercettata, la titolare – di conseguenza poi va a finire che li ritirano, glieli danno ai nonni e prendono la baby sitter a casa".

Nell’ambito dell’indagine del Nucleo investigativo dei carabinieri coordinata dalla pm Maria Cardellicchio e dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella, sono finite agli arresti domiciliari la titolare, barbara Rizza, e due educatrici, collaboratrici a partita Iva della struttura, con l’accusa di maltrattamenti aggravati. Altre due educatrici, invece, sono indagate a piede libero. L’asilo era già stato oggetto di analoghe indagini da parte dei carabinieri di Legnano, a seguito delle quali, nel gennaio del 2023, la stessa titolare e altre 5 educatrici erano state sottoposte alla misura cautelare dell’obbligo di firma con il divieto di esercizio della professione per 12 mesi, fino a gennaio scorso. Misura che non ha impedito loro, secondo le accuse, di maltrattare 35 bambini, di età compresa tra i 6 mesi e i 3 anni.

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Il nuovo filone dell’inchiesta, che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip Guido Fanales, trae origine dalla segnalazione di un’ex educatrice e di un’altra ragazza che si era presentata nella struttura per un colloquio di lavoro. Hanno raccontato di aver visto un bambino chiuso nello sgabuzzino perché piangeva, un altro di circa 6-7 mesi "posto in un passeggino con la cinghia di sicurezza allacciata, rinchiuso all’interno di un bagno privo di finestre e al buio". Bambini che, secondo le accuse, venivano svegliati "versando sul viso liquido del biberon".

Chi piangeva "disturbando gli altri" veniva recluso in bagno o al buio in uno sgabuzzino privo di finestre, oppure costretto all’immobilità in un seggiolone. Altri piccini venivano strattonati, presi per le orecchie o i capelli. Insulti nei confronti di un bimbo in attesa di essere cambiato: "Lo sai che fai proprio schifo". Frasi come "non ti sopporto, si stava meglio senza di te". Oppure: "Metti il tuo stupido ciuccio in bocca e non rompere (...) io vorrei accidere tua madre perché tu sei ancora qua".

La titolare, Barbara Rizza, avrebbe tenuto in uno stato di soggezione le collaboratrici, che temevano di perdere il posto di lavoro. L’ultima arrivata, anche lei indagata, sarebbe stata "continuamente minacciata" dalla titolare di "non rinnovarle la collaborazione lavorativa". Un’altra educatrice, che aveva "espresso perplessità" sui metodi educativi, era stata estromessa dalla struttura. Un’altra donna, intercettata, esprimeva tutto il suo disagio: "Queste robe qua non mi vanno bene (...) se va avanti così io vado via e trovo un altro lavoro".