NICOLA PALMA
Cronaca

Aspettando la Corte di giustizia Ue. Il nodo della clausola di prelazione blocca il restauro di piazza Duomo

Altro stop per il restyling sponsorizzato delle facciate e dei sottoportici settentrionali e meridionali. Il nodo: la compatibilità con le leggi europee della "corsia preferenziale" per chi propone i progetti.

I portici meridionali di piazza Duomo

I portici meridionali di piazza Duomo

Il percorso a ostacoli per il maxi restyling di piazza Duomo vive un altro stop. L’ennesimo. Tutto ruota attorno alla clausola di prelazione. E stavolta bisognerà attendere il pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea, già sollecitata dal Consiglio di Stato a dicembre per dirimere una questione identica sul bando che promette di dotare Milano di 110 nuovi bagni pubblici gratuiti. Con un’ulteriore incognita all’orizzonte: il rischio che da oggi in poi tutte le contese legali sulla "corsia preferenziale" garantita a chi propone un progetto si arenino per lo stesso motivo.

La vicenda, complessa anziché no, necessita di un’ampia premessa. Nel 2020, il raggruppamento di imprese formato da Riva Impresa Restauri e Vox Media propone al Comune un contratto di sponsorizzazione per restaurare le facciate e i sottoportici settentrionali e meridionali di piazza Duomo, nonché la Cittadella degli Archivi di via Gregorovius. La Giunta lo valuta positivamente e lancia un avviso pubblico. Con una postilla: in caso di offerta economica migliore da parte di un competitor, Vox Media avrà la possibilità di pareggiare la proposta. A quel punto, Urban Vision, altra società specializzata nella gestione di spazi pubblicitari, fa ricorso al Tar, spiegando che nel bando non è stato inserito un rimborso spese per la redazione del progetto in caso di sconfitta. I giudici accolgono l’istanza, e di conseguenza Palazzo Marino riscrive l’avviso. La gara se l’aggiudica la coppia Tmc-Acone con 83,7 punti, ma Riva-Vox Media (terzi in classifica con 63,8 dopo Urban Vision a quota 79,5) pareggia l’offerta dei primi. Così il 13 febbraio 2023 l’amministrazione assegna provvisoriamente il contratto. Urban Vision si rivolge nuovamente al Tar, accusando la commissione giudicatrice di aver cambiato in corsa i criteri di valutazione e chiedendo di essere collocata al primo posto. Il successivo 3 agosto, i giudici accolgono parzialmente il ricorso, ma dispongono un’ulteriore valutazione. La società si appella al Consiglio di Stato per conquistare il diritto al primo posto. E a stretto giro sia Tmc-Acone che Palazzo Marino replicano con due istanze incidentali. Nel maggio del 2024, ecco il verdetto finale del Consiglio di Stato, che in sintesi dà torto a tutti.

Al Comune non resta altro da fare che nominare una nuova commissione per valutare le offerte di Urban Vision, Tmc e Riva-Vox Media. Il 13 novembre scorso, viene ufficializzata l’assegnazione al ticket Riva-Vox Media, che ha deciso di eguagliare l’offerta migliore presentata da Urban Vision. Tutto finito? No. Seguono altri ricorsi incrociati. Fino all’ordinanza di lunedì, che ha disposto la sospensione del giudizio in attesa della Corte dell’Ue. E qui entra direttamente in campo un’altra causa, quella sul progetto dei bagni pubblici, proposto dal tandem A&C Network-Vox Communication e con Urban Vision ancora nella parte dell’antagonista. Pure in quel caso, il Consiglio di Stato ha congelato tutto, rivolgendo una domanda ai colleghi lussemburghesi: la normativa italiana sulla clausola di prelazione è in linea con quella comunitaria? Un interrogativo che ora torna di moda per piazza Duomo. E chissà per quanti altri casi nel futuro prossimo.