di Stefania Consenti
MILANO
Solari Tortona è un quartiere che ha vissuto almeno almeno tre vite: quella delle industrie durata cento anni, la rinascita postindustriale, con i fasti della moda e la presenza di stilisti come Giorgio Armani negli anni Ottanta e del Fuorisalone per il design e quella del presente, ricca di eventi e di nuovi luoghi culturali come il Mudec, le librerie e gli studi d’artista. Roberto Monelli lo racconta nel suo bel libro “Tortona Solari, MIlano in un quartiere“ edito da Mursia, resoconto appassionato di un quartiere che ha 150 anni.
Quale sarà la quarta vita?
"Quando i confini cambieranno con l’arrivo della metropolitana M4 (apertura imminente, entro fine settembre, ndr) e la dismissione di una parte della linea ferroviaria Milano-Mortara e della stazione di Porta Genova. Non se ne vede l’ora, c’è molta attesa per questa nuova infrastruttura. Perché al momento Tortona-Solari vive un momento di rallentamento, è stato certo il primo distretto per il design ma negli anni ne sono nati altri...siamo ad un giro di boa, dobbiamo recuperare la nostra identità storica. Così viene meno l’isolamento della zona che ha avuto sempre delle barriere, e può ricongiungersi con i suoi "vicini", il Giambellino, dall’importante storia, il Naviglio e anche la Barona che si sta riqualificando bene. Si apre la comunicazione, saremo più connessi".
Lei parla di identità, a cosa si riferisce?
"Milano era tutta una fabbrica. E questo quartiere nasce a fine Ottocento, fuori dalle mura di Milano, dove c’erano campi e cascine, due sentieri e una nuova ferrovia. Vedrà una forte concentrazione industriale. Qui c’erano, in ogni civico, aziende artigianali e fabbriche di grande livello. Man mano che si inventano nuovi prodotti qui si fabbricavano lampadine, biciclette. Così la Prinetti e Stucchi produce macchine per cucire e rinomate biciclette, la Züst automobili granturismo e la Castagna carrozzerie da sogno, la Hutchinson pneumatici, la Mussi impianti chimici, la Riva turbine per le
centrali elettriche, la Perego telefoni. Le vetrerie Fontana e
Lucchini forgiano grandi lastre, la fabbrica di Antonio Biffi è importante per gli acidi, Felice Bisleri produce chinino contro malaria. Non erano come le auto di Ettore Bugatti, ma anche i rimorchi della Elnagh trainati da motorette o automobili facevano un giro di prova per il quartiere. A modo loro, erano fuoriserie. Penso quindi che senza riportare le ciminiere si possa favorire l’insediamento di attività industriali, di alto artigianato (come i laboratori della Scala) per far dare nuova linfa al quartiere. Spazi commerciali da affidare ai giovani, con affitti calmierati, in modo che il quartiere possa tornare ad essere “produttivo“ come un tempo".
Il libro è denso di microstorie e propone delle passeggiate. Lei è co-fondatore dell’associazione Museolab6, laboratorio urbano che promuove la tutela e la cura del patrimonio materiale e immateriale di Milano Sud-Ovest.
"In via Savona lato sinistro ex civico 29 è possibile trovare in un centinaio di metri le storie di una blasonata famiglia di vetrai, due designer ante litteram e due famosi produttori di liquori. Ettore Bugatti costruisce un’auto con le sue mani in via Savona, e, qualche anno dopo, l’artista Fortunato Depero disegna la bottiglietta del Campari Soda fabbricata nella vetreria Bordoni".
Un’altra opera che si sta realizzando con M4, molto importante, è la passerella ciclopedonale vicino alla stazione ferroviaria e al capolinea M4 di San Cristoforo...
"Come dicevo finisce l’isolamento. Si apre un collegamento verso i quartieri ai confini comunali oggi separati dai binari e dal Naviglio Grande: da piazza Tirana, dal Lorenteggio e dal Giambellino si potranno raggiungere la Barona e i nuovi insediamenti di Ronchetto delle Rane attraverso la passerella sopraelevata sul Naviglio".