Milano - "Il carattere brutale ed efferato delle aggressioni e lo sproporzionato livello di violenza fanno emergere una personalità priva di freni inibitori, capace di manifestazioni di incontrollabile e brutale violenza. A ciò deve aggiungersi la considerazione che si è trattato di un raptus improvviso, di cui si ignorano ancora con precisione le cause".
Reparto psichiatrico
E' uno dei passaggi dell'ordinanza con cui il gip di Milano Patrizia Nobile ha convalidato l'arresto e disposto la custodia cautelare nel reparto psichiatrico dell'ospedale San Paolo - con tanto di presidio per evitare le fughe - per Andrea Tombolini, accusato di omicidio e di duplice tentato omicidio. Giovedì scorso il 46enne ha accoltellato a morte un dipendente e ferito cinque clienti dell'ipermercato Carrefour all'interno del centro commerciale Milanofiori di Assago, alle porte di Milano.
Rischio recidivanza e pericolo di fuga
"Pur non essendovi traccia documentale di una storia psichiatrica dell'indagato, difficilmente una furia omicida di tale portata può essersi scatenata all'improvviso, senza alcuna avvisaglia di un qualche cambiamento dei processi cognitivi ed emotivi; e, soprattutto, altrettanto difficilmente può restare un episodio isolato, sia nel caso in cui sia dovuta ad un qualche scompenso psicotico, che a un qualche processo cognitivo o emotivo che non ne abbia inficiato la coscienza e volontà" spiega il gip Nobile. Dunque, "nell'attesa di un auspicabile accertamento tecnico sull'imputabilità dell'indagato, gli elementi appena evidenziati inducono a ritenere particolarmente elevato il pericolo di recidivanza di delitti a base violenta della stessa specie". Inoltre, "in considerazione degli allontanamenti spontanei dell'indagato dagli ospedali in cui era stato recentemente condotto con ambulanza, si reputa necessario predisporre un presidio per prevenire probabili fughe", osserva ancora il giudice.
Pensieri suicidi
Interrogato dal pm di Milano Paolo Storari, titolare dell'indagine, Tombolini aveva detto: "Prima di recarmi al supermercato andavo su un balcone e avevo pensieri suicidiari che non ho portato a termine. Entro al supermercato e mi sono recato a prendere un coltello per farla finita. Avevo intenzione di colpirmi, ma quando ho visto alcuni avventori ho deciso di colpirli per sopprimere la mia rabbia, io mi definisco un pazzo".
Invidia per il calciatore
E ancora: "Se devo esprime un sentimento che ho avuto nell'occasione era quello di invidia, perché le persone che ho colpito stavano bene, mentre io stavo male." In particolare, nelle parole messe a verbale Tombolini ha dichiarato che "quando ho visto che tra i clienti vi era un calciatore del Milan (il riferimento è al calciatore del Monza Pablo Marì, ndr), ho provato invidia, perché lui stava bene e io male. L'ho colpito quindi con un coltello che avevo in mano e potevo fermarmi lì, invece non so cosa mi è preso e ho cominciato a colpire anche altre persone".
"Ritengo di avere un tumore e di dover morire - ha detto ancora - mi sembra impossibile di fare quello che ho fatto, io non sono una persona violenta e non ho nessun precedente penale, mi sembra impossibile di aver rovinato la mia vita e quella delle persone che ho ucciso e ferito".