San Zenone al Lambro (Milano) – Da 27 giorni nonostante sia stato assolto resta in carcere perché manca il posto nella Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), struttura che deve accogliere le persone ritenute socialmente pericolose affette da seri problemi di salute mentale. Protagonista di questa assurda storia all’italiana è Salvatore D. un uomo di 49 anni residente a San Zenone al Lambro che si trova attualmente nel carcere di Monza. Un’assoluzione per vizio totale di mente: incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti a causa di un grave disturbo psichiatrico. Era accusato di una rapina in farmacia, di avere minacciato e molestato l’anziana madre e di avere lanciato un sasso contro la porta del municipio di San Zenone. Il gup di Lodi Ivonne Fiorella Calderon lo ha assolto definitivamente il 12 dicembre alla fine del processo con rito abbreviato, per totale incapacità di intendere e di volere e il magistrato ha disposto il suo collocamento per un periodo non inferiore a sei mesi in una Rems individuata dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria a Castiglione delle Stiviere. “Già il 6 luglio era stata revocata dal pm la custodia cautelare in carcere ma, nonostante ciò, il mio cliente ha atteso in prigione il processo per via della carenza delle strutture – spiega l’avvocata Federica Liparoti, che lo assiste –. Il 23 dicembre il Dap ha rivolto un appello a varie autorità affinchè trovasse “il prima possibile“ una Rems in Lombardia. Ricerca al momento fallita. Finora mi risulta che sia stata chiesta la disponibilità ad accoglierlo solo alla Rems di Castiglione delle Stiviere che non aveva posto”.
I Rems che possono accogliere persone sottoposte a tale misura devono essere nei paraggi della residenza?
“No, su base regionale, e Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova è disponibile ma non ha posti, per questo Salvatore resta in carcere ingiustamente”.
Il suo cliente potrà chiedere i danni per ingiusta detenzione?
“Dal momento della sentenza di assoluzione sì. La Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) ha già condannato per questo motivo l’Italia. Non potrà invece chiedere risarcimento per la detenzione durante il processo. I familiari però non sono interessati ai risarcimenti, bensì al fatto che Salvatore venga scarcerato e curato in un centro specializzato”.
Per Salvatore la reclusione in una cella con altri detenuti è una sofferenza maggiore?
“Che sia solo o con altri, non deve stare in cella perché è stato assolto. La speranza è che si trovi una soluzione in tempi brevi e che io non debba rivolgermi alla Cedu. Mi rifiuto di pensare che il Servizio sanitario nazionale non abbia migliori risposte”.
Ci sono precedenti?
“In un caso singolo che ho seguito direttamente siamo andati in appello per collocamento in comunità. Non vorrei dover fare la stessa cosa per Salvatore. C’è stato un altro caso, che non ho seguito io come legale, dove il detenuto si è tolto la vita. Per fortuna il mio assistito non sembra avere tendenze simili. In Italia ci sono 31 residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza e secondo le stime ci sarebbero 700 persone in attesa perché non ci sono abbastanza posti”.