La trattativa iniziata ieri tra Atm e sindacati può rappresentare una svolta nell’organizzazione del lavoro all’interno della storica azienda del trasporto pubblico ma anche nelle finalità che la stessa deve perseguire, anche attraverso l’omonima Fondazione. Le necessità sul tavolo sono note: c’è da colmare una mancanza di conducenti di autobus stimata in 350 unità e da arginare un fenomeno crescente e in decisa controtendenza rispetto al passato recente e remoto di Atm, quello delle dimissioni di chi già vi lavora.
In sintesi: far sì che Atm torni ad avere appeal. Obiettivi da centrare attraverso tre leve. La prima è scontata e datata: aumentare gli stipendi dei conducenti. La seconda e la terza hanno aspetti di novità ed è proprio qui che potrebbe consumarsi la svolta nell’organizzazione interna del lavoro e nel ruolo stesso di Atm: il riferimento è ad una nuova organizzazione dei turni che consenta al personale Atm di conciliare meglio di quanto accaduto finora la vita professionale con la vita privata e di ridurre la tendenza alle assenze, ma anche a politiche attive, da parte della stessa Atm, per venire incontro al bisogno di casa a prezzi accessibili sempre più avvertito tra i lavoratori Atm (e non solo a dire il vero).
Da qui le parole con le quali Giana ha aperto la conferenza stampa convocata ieri proprio per illustrare i contenuti della trattativa con i sindacati: "Siamo qui, noi come azienda e rappresentanze sindacali, perché c’è l’ufficializzazione di una presa d’atto: la presa d’atto che il mercato del lavoro è completamente cambiato, che le dinamiche sono totalmente diverse, che abbiamo una serie di criticità alla quale dobbiamo dare risposte non tradizionali. Tutte le cose che fino ad oggi abbiamo fatto, dai contributi ai neoassunti per la patente e per la casa, porteranno benefici ma il contesto complessivo è cambiato. L’elemento della conciliazione della vita professionale con la vita privata è determinante, lo vediamo sempre di più nel momento in cui facciamo colloqui per le assunzioni. Oltre alle integrazioni economiche, discuteremo di tutto questo: da Atm apertura totale a rivedere qualsiasi tipo di accordo pregresso, o modificare qualsiasi tipo di approccio tradizionale".
Nel concreto il manager di Atm annuncia per ora tre propositi. Innanzitutto il lancio di un sondaggio interno per capire dai lavoratori quali aspetti dell’organizzazione del lavoro devono essere migliorati, quindi l’ambizione di importare a Milano il "modello Copenhagen", vale a dire superare la "struttura fissa dei turni, che viene da una storia vecchia" per perseguire l’"obiettivo, dove possibile, di costruire turni il più possibile vicini alle esigenze dei lavoratori, far sì che, enfatizzando un po’, si costruiscano loro il proprio turno" e, terzo ma non ultimo, il lancio "entro la fine dell’anno" di un bando per arruolare "uno sviluppatore immobiliare" interessato a trasformare l’attuale deposito in disuso di viale Zara-via Stelvio in una residenza da 150 alloggi, "con una significativa percentuale di appartementi riservati ai neoassunti di Atm". Una strada che sarà seguita anche con altri immobili. Qui sarà decisivo il ruolo della Fondazione Atm. Sul fronte casa, l’azienda di Foro Buonaparte ha anche siglato un accordo con Aler Milano che presto dovrebbe portare in dote almeno 30 alloggi da destinari al personale dell’azienda.
Per avere "risorse fresche" da riversare sui salari occorre, però, la firma del nuovo contratto nazionale di lavoro, da qui l’appello al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, da parte di Giana e di tutti i sindacalisti presenti: Giovanni Abimelech (Fit-Cisl), Emanuele Barosselli (Filt-Cgil), Antonio Albrizio (Uilt-Uil), Leonardom Ciccullo (Ugl), Sergio Di Matteo (Faisa-Cisal), Stefano Dominici (Orsa). I sindacati hanno fatto sapere non solo di ritenere a loro volta "fondamentale" il tavolo nazionale ma hanno anche sottolineato la necessità di rispondere a problemi decisamente concreti quali quello dei costi del parcheggio per i dipendenti che abitano fuori Milano (tanti) e che iniziano o finiscono il turno di lavoro in orari in cui i mezzi pubblici non sono in servizio o quello della sicurezza perché "i dipendenti Atm continuano ad essere, purtroppo, quelli contro i quali si sfogano i passeggeri". Infine, altro aspetto non secondario, si dovrà trovare una quadra tra chi, come Abimelech, punta ad ottenere aumenti salariali attraverso un aumento della produttività che a sua volta passi dalla riduzione delle assenze grazie a turni meglio concordati e chi, come Baroselli ritiene invece imprescindibile aumentare la retribuzione base, introdurre misure migliorative strutturali e, appunto, immettere nel sistema risorse fresche.