Giambattista Anastasio
Cronaca

Luci in via Gola, Gissi: apro il bar anche di notte

Tre mesi fa bomba contro il locale. «Ora va meglio»

Giuseppe Gissi

Milano, 18 maggio 2015 - Sono passati tre mesi da quell’esplosione ancora oggi avvolta da un’eco di mistero. Prime luci dell’alba del 15 febbraio scorso: fu allora che un ordigno mandò in frantumi la vetrina del «Bridge Cafè» svegliando un quartiere intero e accendendo definitivamente i riflettori su via Gola. Spaccio di stupefacenti, decine e decine di alloggi popolari occupati abusivamente, gli antagonisti dei centri sociali e una zona a traffico limitato che toglie passaggio di gente proprio come se via Gola non sfociasse sul Naviglio, nel cuore dei Navigli: questo l’inventario. Ad essere colpito fu il bar di Giuseppe Gissi, pure vicepresidente di Epam, l’associazione dei pubblici esercizi milanesi: "Sono uno che dà fastidio – disse a ordigno appena esploso –. Ora spero che le istituzioni non mi lascino solo". Solo 13 giorni dopo, era il 28 febbraio, su ordine della Prefettura, arrivarono le divise: pattuglione, retata. E poi? E oggi?

Percorrere via Gola all’una di notte di sabato partendo da via Segantini, l’estremo più periferico, e muovendo verso l’Alzaia, significa percorrere un corridoio buio e a tratti maleodorante con le luci e il chiasso della movida all’orizzonte a mo’ di bussola. Significa attraversare una camera oscura nella quale le sagome delle persone che entrano ed escono dai portoni si intuiscono appena, come ci fosse bisogno di mettere la pellicola in controluce. Già, le luci. Bisogna arrivare all’angolo con l’Alzaia per averne. Laddove ha appena aperto un night club già contestato, anche dal presidente della commissione comunale antimafia David Gentili. Laddove c’è proprio il Bridge Cafè, che a quell’ora è chiuso ma con le sue pareti di solo vetro ancora illuminate fa l’effetto Luna piena nella notte. Sulla vetrina tre mesi fa colpita dall’ordigno ora c’è un cartello che avvisa della presenza di una telecamera. Sul gradino che fa da perimetro al locale siedono una decina di ragazzi. "Rispetto a tre mesi fa – risponde, a domanda, Gissi – il rapporto con la gente del quartiere è migliorato, quella vicenda è come se avesse educato tutti. Per il resto i problemi ci sono ancora, sono ancora qui: la via è sporca, c’è poco passaggio, manca di arredi accattivanti, non ci vorrebbe molto a trasformarla come come sono state trasformate altre vie dei Navigli. E i negozi chiudono. Ha appena chiuso un ristorante, era a gestione famigliare, avevano puntato tutto e ora hanno perso tutto".

"Sì, è buia. Certo – concorda Gissi prima di lanciare, però, la sua nuova sfida, la sua prossima sperimentazione –. È buia anche perché, come detto, i negozi chiudono. Io ora ci provo: da settimana prossima, dal prossimo weekend, provo a tenere aperto il Bridge Cafè anche alla sera. Vediamo se riesco ad avere la mia clientela, se riusciamo ad animare questa via nel modo giusto anche dopo l’orario della cena".