RUBEN RAZZANTE
Cronaca

Attenzione alla truffa del doppio Spid

Razzante* innovazione tecnologica è in grado di semplificare e facilitare il rapporto con il fisco, anche in fase di presentazione della...

Razzante* innovazione tecnologica è in grado di semplificare e facilitare il rapporto con il fisco, anche in fase di presentazione della...

Razzante* innovazione tecnologica è in grado di semplificare e facilitare il rapporto con il fisco, anche in fase di presentazione della...

Razzante*

innovazione tecnologica è in grado di semplificare e facilitare il rapporto con il

fisco, anche in fase di presentazione della dichiarazione dei redditi, ma può altresì moltiplicare i rischi per i contribuenti. Nella stagione del 730, infatti, milioni di italiani si affidano allo Spid (Sistema pubblico di identità digitale), vale a dire un codice informatico che consente di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e di alcuni privati, ad esempio permette di accedere ai servizi fiscali e di richiedere i rimborsi Irpef.

I criminali informatici hanno trovato il modo di speculare anche su questa pratica, attraverso la truffa del doppio Spid: acquistano su Telegram per poche decine di euro pacchetti di documenti italiani (tessere sanitarie, carte d’identità), attivano un secondo Spid con lo stesso codice fiscale ma con mail e telefono diversi e modificano gli Iban registrati su Inps e Agenzia delle entrate, deviando stipendi, pensioni e rimborsi, che quindi non arrivano a chi ne ha diritto ma ai truffatori.

Il sistema Spid permette la coesistenza di più identità digitali valide per lo stesso codice fiscale ma differenziate solo da mail e numero di telefono. Per tentare di arginare il fenomeno occorrerebbe quindi attivare validi accorgimenti tecnologici,

come impiego obbligatorio della Pec o verifica biometrica aggiuntiva o, ancora, controllo centralizzato delle identità parallele. Senza queste cautele il rischio clonazioni rimane elevatissimo.

Codici, associazione per la tutela dei diritti dei consumatori, avverte: "È chiaro che il primo passo spetta ai gestori dei servizi, che devono rafforzare le misure di sicurezza. Inoltre, ciascun cittadino dovrebbe controllare sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale il numero di Spid attivi a proprio nome per scoprire eventuali raggiri".

*Docente di Dirittodell’informazioneall’Università Cattolica