Milano, 26 settembre 2023 - Si è chiuso a distanza di quasi 12 anni dai fatti contestati il processo milanese a don Mauro Galli, l'ex parroco di Rozzano che era stato accusato di violenza sessuale, per un episodio del dicembre 2011, su un ragazzo che all'epoca aveva 15 anni. Oggi in un appello 'bis' i giudici hanno accolto la proposta di concordato, tecnicamente il patteggiamento di secondo grado in accordo tra accusa e difesa, con una pena definitiva di 3 anni da scontare in “detenzione domiciliare”.
Il patteggiamento
Un patteggiamento, riconosciuto dalla seconda sezione penale della Corte d'Appello milanese (Correra-Galoppi-Rinaldi), con l'attenuante del risarcimento del danno (il giovane e i familiari non erano parti civili) e con le attenuanti generiche. E soprattutto con la riqualificazione del reato da violenza sessuale ad atti sessuali con minorenne, con "abuso della situazione di cura e affidamento”, e con il riconoscimento anche dell'attenuante della “minore gravità” dei fatti.
Niente carcere per il don
Una pena così concordata tra la difesa, col legale e professore Mario Zanchetti, e la sostituta pg Celestina Gravina, che non porta in carcere il sacerdote. La pena della reclusione, infatti, è stata sostituita, stando alla sentenza, con quella della detenzione domiciliare. In primo grado don Galli era stato condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione, poi in appello la pena era stata ridotta a 5 anni e 6 mesi e, infine, la Cassazione aveva annullato, con rinvio ad un altro processo di secondo grado, la condanna.
Racconto violenza “tardivo”
Secondo la tesi dell'accusa nelle indagini, gli abusi sarebbero avvenuti tra il 19 e il 20 dicembre del 2011 nell'abitazione del religioso, dove il ragazzo aveva trascorso la notte “in vista delle attività di preghiera previste per il giorno successivo". La difesa ha sempre sostenuto, però, che non ci fosse agli atti alcuna prova della violenza sessuale. La Cassazione aveva annullato con rinvio la condanna, parlando del “tardivo disvelamento” della presunta violenza, raccontata dal ragazzo dopo tre anni dai fatti. Oggi in aula la pg Gravina ha criticato la sentenza di primo grado che aveva comminato una pena “non accettabile” e ha parlato di quel “ritardo” di 3 anni nel racconto dei fatti, anche se ha evidenziato pure la “palese inverosimiglianza della difesa dell'imputato su una vicenda riprovevole”.
I dubbi dei periti
La pg ha spiegato ancora che nel procedimento sono mancati “degli elementi di fatto che dovevano essere meglio analizzati”. E ha messo in luce pure alcune riserve dei periti sulla “capacità testimoniale” del giovane. Da qui anche la riqualificazione della contestazione con tutte le attenuanti. Per i suoi legali “don Galli si è trovato a difendersi da una accusa dai confini mobili”. Tra le testimonianze agli atti anche quella della fidanzata del giovane che “ha parlato 6-7 anni dopo i fatti”. Come hanno stabilito i giudici, il prete nel corso della detenzione domiciliare potrà essere autorizzato di volta in volta agli spostamenti utili “per la sua attività lavorativa”.