MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Aurora Fiameni, l’amica di Sofia Castelli, uccisa dall’ex: “Una parte di me è morta con lei”

La giovane dormiva nella casa della 20enne accoltellata dall’ex l’estate scorsa, ora s’impegna per combattere la violenza di genere: "Mai pensare a me non capiterà. Entro nelle classi per parlare ai ragazzi"

Aurora Fiameni, a sinistra, con Sofia Castelli

Cologno Monzese, 24 novembre 2023 – “Io prima non capivo quanto fosse importante affrontare il fenomeno. Combattere anche nel proprio piccolo, nella quotidianità, la violenza sulle donne. Pensavo che il tema non mi riguardasse finché la mia migliore amica non è stata uccisa da un uomo. Dal suo ex. Mai mi sarei immaginata una cosa del genere. E ora più che mai voglio parlare ai ragazzi delle scuole: fino a pochi anni fa io ero al posto loro e voglio provare a far capire quanto sia importante non dare nulla per scontato, non pensare ‘a me non capiterà mai’. A non sottovalutare i campanelli d’allarme da un lato e a non considerare nessuno come se fosse una proprietà dall’altro".

Aurora Fiameni, 20 anni, era come una sorella per Sofia Castelli, uccisa lo scorso 29 luglio nella sua casa a Cologno Monzese. Un omicidio subito confessato dal suo ex fidanzato Zakaria Atqaoui, che si era nascosto nell’armadio aspettando il rientro della giovane dopo una notte di divertimento e che l’ha accoltellata nel sonno senza lasciarle scampo. Aurora era nella stessa casa, in un’altra stanza.

Cosa ricorda di quella mattina?

"Mi sembrava surreale svegliarmi e vedere i carabinieri. Mi sembrava una situazione assurda. Non sapevo neppure che Sofia fosse morta".

E quando l’ha saputo?

"Non mi è stato detto nulla perché dovevo essere interrogata in caserma ma dopo 4 o 5 ore ho iniziato a intuire che fosse successo qualcosa di molto grave a Sofia. La mattina del 29 luglio una parte di me è morta con lei, una parte di me non tornerà indietro. Ma una cosa è certa: il mio cuore apparterrà per sempre a Sofia e tutto quello che farò sarà per lei. Io frequento la facoltà di Scienze umane all’Università Statale e non passa giorno che non pensi a lei. Voglio realizzare i miei sogni anche per Sofia, che non ha avuto la possibilità di diventare grande".

Cos’era, per lei, Sofia?

"Sofia è stata tutto per me. Ci siamo conosciute sui banchi di scuola (al liceo delle Scienze umane Fabio Besta di Milano, ndr) e all’inizio non ci stavamo particolarmente simpatiche; con il passare del tempo però abbiamo fatto amicizia e non ci siamo più lasciate. Ci siamo divertite negli anni, nell’ultimo periodo eravamo felici e spensierate, stavamo finalmente vivendo la vita da ventenni che avevamo sempre desiderato. Sempre insieme".

I femminicidi purtroppo non si sono fermati: nei giorni scorsi è toccato a Giulia Cecchettin. Come interrompere la scia di violenza?

"Le cose non possono cambiare da un giorno all’altro ma tutti possiamo fare qualcosa. Penso sia molto importante sensibilizzare i ragazzi. Nel mio piccolo sto collaborando con associazioni, come Scarpetta rossa, per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Fino a un paio d’anni fa anche io ero sui banchi di scuola e non prendevo in considerazione l’argomento, non capivo l’importanza di approfondirlo. Tutto questo finché Sofia non è stata uccisa. Questo ha ribaltato il mio modo di vedere le cose: quando sei travolta da una tragedia del genere, molto più grande di te, intanto hai bisogno di aiuto per elaborare il lutto, poi ti rendi conto di quanto sia importante darti da fare perché i femminicidi non accadano più. Io parlerò nel liceo mio e di Sofia lunedì, in occasione di una giornata dedicata a lei, in cui verrà anche inaugurata in cortile una panchina rossa antiviolenza".

Cosa dirà ai ragazzi?

"Non mi preparerò un discorso: voglio essere il più naturale possibile e avere un dialogo con i ragazzi, che sono quasi miei coetanei. Fino a due anni fa io ero a scuola, in quella scuola, come loro. Vorrei che dopo avermi ascoltato capiscano davvero che nessuno è immune, che non si può pensare ‘a me o alle persone a me vicine non capiterà mai’. Il femminicidio purtroppo è vicino alle nostre vite, più di quanto immaginiamo. E, anche se sembra scontato dirlo, ai maschi ribadirò che nessuna ragazza è di loro proprietà e che tutte noi dobbiamo essere libere, sempre".