ROBERTO CANALI
Cronaca

Comuni, torna l’austerity dell’Europa: alla Lombardia un conto da 291 milioni di euro e tre anni di risparmi obbligatori per tutti i 1.500 enti locali

L’Ue rilancia il patto di stabilità interno e il Governo non può comprimere le spese chiedendo ai territori di limitare gli esborsi. Ecco di quanto sarà la “cura dimagrante” imposta a ogni provincia

Per i Comuni trovare fondi per nuove opere pubbliche e infrastrutture sarà sempre più complicato

Per i Comuni trovare fondi per nuove opere pubbliche e infrastrutture sarà sempre più complicato

Milano, 17 febbraio 2025 – L’Italia è un Repubblica fondata sui sindaci, chiamati a fare da parafulmine di fronte a qualsiasi problema. Non gli tocca occuparsi solo di buche nelle strade e raccolta dei rifiuti, sono responsabili anche se i comuni o le città che amministrano non sono sicuri, per non parlare del welfare che provano ancora a garantire nonostante i bilanci ridotti all’osso. Quest’anno riuscire a farlo sarà ancor più difficile perché il Governo ha deciso di introdurre un ‘contributo alla finanza pubblica’ che è una sorta di spending review pensata per gli enti locali e applicata direttamente alla fonte. Tecnicamente non si tratta di un taglio di fondi, ma dell’obbligo per i sindaci di accantonare risorse che solo dall’anno successivo si potranno utilizzare per investimenti oppure per ridurre il disavanzo.

Torna il rigore

Fondi bloccati, come accadeva un tempo con il patto di stabilità interno: l’Ue rimette in campo la disciplina di bilancio dopo le larghezze del Covid. Lo Stato centrale non può, o non vuole, ridurre la propria spesa e il proprio disavanzo, e impone alle realtà locali di risparmiare soldi e tenerli in cassa. Perché nel calcolo fra attivi e passivi questi fondi accantonati equilibrano quelli spesi a livello centrale da enti e ministero. E l’obbligo di accantonare è progressivo. Si comincia da 130 milioni di euro per il 2025, per raddoppiare a 260 milioni di euro dal 2026 al 2028, fino alla maxi-rata finale, come quando si acquista un’auto, da 440 milioni di euro nel 2029. Un totale nel Paese di 1,35 miliardi in cinque anni ai quali vanno aggiunti altri 150 milioni di euro chiesti a province e città metropolitane. 

Addio Pnrr

Insomma dopo gli anni del liberi tutti per i progetti del Pnrr, quando il mantra era progettare e spendere più che si può adesso è siamo tornati all’austerity. Inutile dire che la Lombardia anche questa volta sarà la più penalizzata tra le regioni italiane, visto che 1.502 dei 7.330 Comuni italiani si trovano qui: nel 2025 gli accantonamenti saranno pari a 28.017.771 milioni di euro che l’anno prossimo e fino al 2028 raddoppieranno a 56.035.541 euro per schizzare nel 2029 a 94.829.378 euro. Il totale è di 291 milioni di euro, poco meno di un quarto dei sacrifici che sono chiesti a tutto il resto d’Italia. Si sacrificheranno i comuni, ma subiranno contrazione anche i servizi, inferiori per numero e per qualità, e gli investimenti. 

Coperta corta

Del resto la coperta è corta e i sindaci già nel 2024 hanno avuto non poche difficoltà a chiudere i loro bilanci con i tagli di 200 milioni di euro imposti dalla legge di Bilancio, ai quali va aggiunto l’aumento di costi per inflazione ed energia, oltre agli aumenti dovuti alla rinegoziazione dei contratti dei dipendenti pubblici che da soli costeranno agli enti locali 1,3 miliardi l’anno. Solo per quest’anno il contributo influirà sui comuni lombardi per una media di 18.854 euro, con il conto più salato che sarà addebitato naturalmente ai capoluoghi. A Milano dovranno accantonare 8.904.997 euro, 883.132 euro a Brescia, 391.380 euro a Bergamo, 256.350 euro a Como, 213.868 a Cremona, 339.144 euro a Monza, 221.453 a Pavia, 219.894 a Mantova, 221.953 euro a Varese, 92.755 euro a Sondrio, 130.160 euro a Lecco e 112.285 euro a Lodi.