MARIANNA VAZZANA
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Cronaca

Autodifesa femminile, madri e figlie al corso in zona stazione Centrale: “Così siamo più sicure”

La proposta del “Distretto“ di quartiere. Più che mosse, istinto e psicologia

Autodifesa femminile, madri e figlie al corso in zona stazione Centrale: “Così siamo più sicure”

Autodifesa femminile, madri e figlie al corso in zona stazione Centrale: “Così siamo più sicure”

Milano – Dalla camminata allo sguardo. Prima ancora di sapere come reagire nel malaugurato caso ci si trovasse faccia a faccia con un malintenzionato, bisogna imparare a osservare. A evitare, per quanto possibile, di essere puntate come "vittime". È la prima regola che ieri hanno imparato le donne – oltre 40 partecipanti – al corso gratuito di autodifesa rivolto in particolare a madri e figlie (dai 14 anni in su) che abitano, lavorano o frequentano la zona della stazione Centrale. Il secondo appuntamento organizzato ieri dal comitato Centrale District in collaborazione con Ama te Psicocosmesi, nella struttura di Milano Urban Padel in via Cagliero. "L’obiettivo deve essere quello di non arrivare allo scontro fisico", spiega Mario Furlan, che ha tenuto il corso, life coach e fondatore dei City Angels, nonché ideatore del “Wilding“, disciplina di autodifesa basata su istinto e psicologia: "Niente forza, niente mosse da imparare a memoria. Per imparare a proteggerci dobbiamo metterci nella testa dei criminali".

All’inizio, rispondendo a una domanda specifica, due donne raccontano di aver vissuto "brutte esperienze" negli anni: una riferisce di essere stata vittima di un tentativo di rapina – con pugno in testa – da parte di due giovani che volevano portarle via la valigia. Un’altra di essere stata molestata da un uomo per strada che voleva costringerla ad appartarsi contro la sua volontà e che la tirava con forza, finché non è intervenuto un passante.

"Si spera di non avere mai bisogno di doversi difendere – commenta Laura Sgariboldi, in via Cagliero insieme alla figlia adolescente Vittoria – ma non si può mai sapere. Allora siamo qui, per curiosità e per accostarci a questa tecnica. E poi questo è anche un momento da condividere con mia figlia", che frequenta il liceo artistico. Tra i partecipanti anche Caterina Rorro, che vive nella zona.

"Interessante rendersi conto – dice – di certi particolari che possono fare la differenza", ad esempio il modo di camminare (un’eccessiva lentezza indica vulnerabilità) o la distanza da tenere: non lasciare mai che l’altra persona si avvicini troppo, neppure se si sta fornendo un’indicazione stradale, e mettersi istintivamente in posizione di guardia, con un piede davanti e uno dietro. Ancora: non spostarsi mai all’indietro ma semmai lateralmente se si ha di fronte una persona pericolosa da cui ci si vuole allontanare. Poi restare sempre vigili, mai distrarsi e cambiare strada se si nota qualcosa che fa scattare un campanello d’allarme, come persone posizionate in punti strategici pronte a “chiudersi“ per accerchiare la vittima di turno. "Basta una manciata di secondi per essere designata come vittima. Dobbiamo essere noi il cambiamento, moltiplicando le attenzioni".

E se si dovesse finire comunque nel mirino, "mantenere un atteggiamento assertivo, esprimendosi in modo chiaro ma senza aggredire l’interlocutore", conclude Furlan, che mostra nella pratica le posizioni anche calandosi nella parte di un malintenzionato con coltello. Dalla teoria alla pratica. "È fondamentale – commenta Camilla Doni, vicepresidente di Centrale District – fornire alle donne strumenti concreti per affrontare il quotidiano con maggiore sernità".