CLAUDIO
Cronaca

Autogrill per la testa. Soste nel tempo

Negri Ma sì, abbiamo qualche autogrill per la testa, da un bel po’ di tempo. Come il ristagno di...

Negri Ma sì, abbiamo qualche autogrill per la testa, da un bel po’ di tempo. Come il ristagno di...

Negri Ma sì, abbiamo qualche autogrill per la testa, da un bel po’ di tempo. Come il ristagno di...

NegriMa sì, abbiamo qualche autogrill per la testa, da un bel po’ di tempo. Come il ristagno di un miraggio. Direbbe un caro zio: è un posto pulito, illuminato bene. Certo che lo è: ce l’hanno allestito qualche anno fa a qualche chilometro da casa, troppa grazia. Autogrill piccolo ed essenziale, nuovo sulla nuova autostrada che va dalla Martesana al Catai. Dai remoti tempi del boom economico un autogrill sta lì a marcare un cielo più grande e distanze importanti, caffè, cappuccini, rustichelle e tutto il resto di un appetito viaggiante. Almeno per noi - che siamo stati bambini negli anni ’60 del Novecento e le aree di sosta autostradali le abbiamo viste nascere, crescere e moltiplicarsi - l’autogrill non è tanto una fermata nello spazio, quanto nel tempo. Un tempo sporto sul futuro, solo un po’. Come se noi abitassimo il martedì sera e l’autogrill fosse già al mercoledì mattina.

Eppure, quando fa scuro, nell’autogrill, specie se piccolo, si fa netta e quasi solida la solitudine degli uomini e delle cose, dal barista in bustina ai viaggiatori in sosta. Come nel celebre quadro di Edward Hopper, i Nottambuli (Nighthawks): nella luce netta del locale, due uomini e una donna, indifferenti, consumano qualcosa, senza un sorriso, davanti a un cameriere altrettanto spaiato e silente. La donna e l’uomo più vicino a lei dovrebbero essere una coppia appena un po’ sdrucita, anche se tra loro vaneggia il vuoto di uno strappo: lei con il rosso acido del suo vestito, coi suoi zigomi di bionda stanca; lui in giacca-cravatta-lobbia da gangster di sartoria. Una situazione americana, di molto tempo e molti chilometri fa. Ma capita anche qui e adesso. L’uomo è nervoso: “Ragazzo, a che punto del tempo siete arrivati qui dentro?”. “Di preciso non lo so, signore: più o meno a un sabato sera tardi”. “Ragazzo, perché non vedo prosciutto al pepe qua attorno? C’è sempre del prosciutto al pepe in un autogrill...”. “Non saprei, signore, qui non ne teniamo”. È un posto pulito, illuminato bene. Ma senza prosciutto: difficile farsene una ragione. “Domani comunque pioverà...” abbozza il barista con un pallido sorriso. A seguire, tre colpi di revolver.