Milano, 17 ottobre 2024 – Un fendente all’emitorace destro, poco sotto l’ascella. Una coltellata che ha reciso di netto una vena tra cuore e polmone, provocando lo choc emorragico che ha portato alla morte di Manuel Mastrapasqua.
L’esito dell’autopsia non fa che confermare quanto emerso nelle prime ore dalle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova: quello squarcio ampio una decina di centimetri e largo quattro si è rivelato fatale.
Nemmeno il tempo di difendersi
Il trentunenne assassinato a Rozzano nella notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana dal diciannovenne Daniele Rezza è stato soccorso un minuto dopo il raid da una pattuglia di militari e poi dai sanitari di Areu, ma la corsa all’Humanitas non è bastata a salvargli la vita.
Il medico legale non ha riscontrato segni sulle braccia che possano far pensare a un tentativo di difesa, ma ha evidenziato alcune ecchimosi sotto un occhio e vicino al mento: vista la posizione in cui è stato trovato il corpo, potrebbero essere compatibili con la caduta in avanti sul marciapiedi di Mastrapasqua dopo aver barcollato per alcuni metri.
L’aggressione letale è avvenuta alle 2.56: all’improvviso, Rezza, uscito di casa un quarto d’ora prima con un coltello da cucina in pugno, si è parato davanti alla vittima, che stava tornando nell’appartamento di via Lillà 13 dopo aver terminato il turno di lavoro al Carrefour di via Farini e aver attraversato Milano con i mezzi pubblici.
L’incredibile confessione
“Quando ho visto il ragazzo, volevo prendergli tutto, nel senso soldi, cellulare, cose che potevo rivendere”, ha messo a verbale il diciannovenne, che ieri ha incontrato in carcere per la prima volta il legale Davide Natali (subentrato dopo la rinuncia “per motivi personali” dell’avvocato Maurizio Ferrari).
Il giovane, da poco assunto a chiamata nello stesso supermercato di via Venini in cui lavora il padre, ha puntato la lama dicendo “Dammi qualcosa” e poi ha strappato dal collo di Mastrapasqua un paio di cuffioni wireless modello Music Sound del valore di 14,90 euro.
Nella sua versione, la vittima avrebbe reagito al tentativo di rapina: “Il ragazzo si è difeso e mi ha colpito con una mano in faccia. Io a quel punto, d’istinto, ho estratto il coltello e l’ho colpito, non volevo ucciderlo e non credo neanche di aver visto del sangue uscire”, ha riferito Rezza durante l’interrogatorio in caserma del pm Maria Letizia Mocciaro, che sta coordinando l’inchiesta portata avanti dai militari guidati dal colonnelo Antonio Coppola.
Al gip Domenico Santoro ha aggiunto due giorni dopo: “Poi arriva l’adrenalina, mi difendo e ho preso il coltello conficcandoglielo sul petto, ma l’ho tolto subito e non ho visto il sangue. Ho sentito solo un sospiro, qualcosa, e da lì sarà caduto a terra ma non ci ho fatto caso, perché sono scappato subito dopo averlo accoltellato”.
Una fuga matta e disperata
Nel tragitto di corsa tra il luogo del delitto e lo stabile di via Trento 33 in cui viveva con i genitori, Rezza ha buttato il coltello dalle parti di via Cabrini: “Ho tagliato in mezzo alle case popolari, dove ci sono tanti lavori e tanti prati: c’era un prato con una ringhiera e un rialzamento, dove ho buttato il coltello”.
I sopralluoghi, compreso il primo insieme all’assassino, non hanno finora portato al ritrovamento dell’arma. Appena rientrato, il diciannovenne ha riferito al padre di aver litigato con qualcuno: “Mi ha detto che forse gli aveva tirato una pugnalata, poi si è messo a ridere – ha raccontato il papà –. Non so se era ubriaco o aveva fumato qualcosa. Gli ho detto di smetterla di scherzare e sono andato a letto. Il giorno dopo mi ha chiesto di andare a buttare le cuffie, ma io non sapevo cosa avesse fatto”.
Il ruolo del padre
Sabato mattina, è stato proprio il genitore ad accompagnare il figlio alla stazione di Pieve Emanuele: Rezza è salito su un treno diretto a Pavia, per poi prendere un autobus sostitutivo con destinazione Alessandria. “Volevo andare a Torino, prendere un Flixbus e andare all’estero”.
Poi, però, è bastato che due agenti della Polfer gli controllassero i documenti per farlo crollare: “Mi sono avvicinato e ho detto che mi dovevo costituire perché avevo fatto un omicidio”.