Milano, 27 maggio 2018 - Correva l'anno 1948, quando l’avvocato Pia Cirillo indossò per la prima volta la toga, a Bari, ottenendo l’assoluzione di un uomo accusato di truffa per essere salito sul tram senza fare il biglietto per il figlio. Poco dopo seguì il primo grande processo al fianco del celebre legale Peppino Papalia, assistendo le donne finite davanti alla Corte d’Assise per aver occupato alcuni terreni incolti in Puglia, all’epoca delle proteste del dopoguerra contro il latifondo.
Alla fine degli anni ’40 Pia Cirillo, che festeggerà 95 anni il prossimo 28 giugno, si trasferì a Milano, dove esercita ancora la professione forense. Spende il suo impegno a favore delle donne e di chi non può permettersi assistenza legale di qualità. Ogni mattina Pia Cirillo, uno dei legali più longevi d’Italia, si presenta in Tribunale per le udienze. Riceve i clienti nel suo studio in via Pace, accanto al Palazzo di giustizia, tra scaffali pieni di libri e faldoni, e ricordi di 70 anni trascorsi a dare battaglia in migliaia di udienze. A volte capita di fare tardi, trascorrere le notti a leggere carte e atti processuali. «I miei colleghi mi hanno sempre detto che sono nata per fare l’avvocato - racconta - non appendo la toga al chiodo, perché amo questa professione. Ogni processo è un’esperienza diversa, l’incontro con un essere umano che ha i suoi pregi e i suoi difetti. L’imputato, qualsiasi reato abbia commesso, ha sempre il diritto di essere difeso». Quando si è trasferita a Milano, le donne che esercitavano la professione forense si contavano sulle dita di una mano. Adesso, secondo gli ultimi dati sugli iscritti all’Ordine, c’è una sostanziale parità: 10.077 uomini e 9815 donne. «Fortunatamente i tempi sono cambiati», sottolinea Pia Cirillo, vicepresidente dell’Associazione Donne Giuriste Italia (Adgi), che dal 1928 lotta per eliminare tutte le forme di discriminazione verso il genere femminile. Nelle aule del Palazzo di giustizia, dopo la laurea 1947, è stata testimone di quasi un secolo di storia d’Italia. Ha seguito casi di sfruttamento della prostituzione, furti, rapine, omicidi e terrorismo. «Nell’ambiente delinquenziale il ruolo della donna ha un’importanza enorme - spiega l’avvocato - ci sono donne che hanno convinto criminali a cambiare vita. Ho visto casi di grande umanità, prostitute dimostrare un attaccamento commovente verso il loro protettore».
Dal Dopoguerra il salto verso la rivoluzione del Sessantotto e gli Anni di piombo. Negli anni ’70 e ’80 ha difeso diversi imputati nei maxi-processi contro le Brigate Rosse e Prima Linea che si sono celebrati nel Nord Italia. Conserva ancora nello studio una statuetta realizzata in carcere da uno dei condannati, donata come ringraziamento per il lavoro svolto. Poi ha creato e diretto un bimestrale su temi giuridici, “Fascicolo aperto”, con una redazione tutta al femminile. Venivano pubblicati articoli sul divorzio, sulle carceri e su novità legislative, ricerche e inchieste. Alla fine degli anni ’80 trascinò in Tribunale Silvio Berlusconi, all’apice del successo con il business delle tv private Fininvest. Per conto di Fiorella Domeneghini, proprietaria del film d’animazione “La rosa di Bagdad”, seguì il contenzioso sui diritti per la trasmissione del cartoon. Difese Maria Grazia Cadeddu, la giovane anarchica processata per la bomba esplosa a Palazzo Marino il 25 aprile 1997. Con l’Opera Nomadi lavorò assieme al Comune per il miglioramento delle condizioni nei campi. Cinque anni fa Pia Cirillo fu investita da una moto fuori dal Tribunale, rimase per sei mesi in ospedale. «Ogni giorno le colleghe venivano a trovarmi - racconta - quando mi hanno dimessa sono tornata a lavorare, ripartendo da zero all’età di 90 anni. Adesso seguo principalmente cause civili, perché ho problemi di udito e l’età inizia a farsi sentire. L’ultimo risultato ottenuto? La scarcerazione di un uomo condannato per una serie di furti, commessi per procurarsi i soldi per la droga».