REDAZIONE MILANO

L’indagine su Baby Gang si concentrò sulla “stravagante impresa di un ricco rapper disturbato”. Ecco perché è stato assolto

Era stato condannato in primo grado per una rapina a Vignate nel 2021 ai danni di due giovani. Per i giudici non sono stati “minimamente effettuati i doverosi approfondimenti di indagine”

Baby Gang in carcere

Baby Gang in carcere

Milano, 22 ottobre 2024 – L’indagine si è concentrata sulla "stravagante impresa di un ricco rapper disturbato" e non sulle possibile piste legate al piccolo spaccio. E per questo si è arrivati all’assoluzione di Baby Gang. Lo scrivono, non risparmiando stoccate alla pubblica accusa, i giudici della terza penale della Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui a luglio ha assolto "per non aver commesso il fatto" il trapper 23enne Baby Gang, all'anagrafe Zaccaria Mouhib, difeso dall'avvocato Niccolò Vecchioni e che era imputato, assieme ad un amico (pure lui assolto), per una presunta rapina nel 2021 nei confronti di due ragazzi a Vignate, nel Milanese. C’è di più: il "riconoscimento" fotografico da parte delle presunte vittime si è rivelato "del tutto inaffidabile" e non sono stati "minimamente" effettuati "doverosi approfondimenti di indagine".

L’arresto e la condanna​​​​​​

Baby Gang era stato arrestato e in primo grado con rito abbreviato era stato condannato a 4 anni e 10 mesi. Nelle motivazioni i giudici (Peragallo-Puccinelli-Gargiulo) spazzano via il quadro accusatorio e la sentenza di primo grado, partendo dal riconoscimento "fallace" dei due giovani che tirarono in ballo il trapper da milioni di follower e in testa alle classifiche. Un quadro probatorio lacunoso, secondo la Corte, per il quale non serve neanche approfondire l'argomento difensivo che sosteneva che il trapper non avesse un "movente" per compiere la rapina, anche perché aveva appena firmato "un contratto assai remunerativo" con una major. Quel giorno il cantante era da un'altra parte, ha sempre sostenuto la difesa, e stava andando a Rimini ad esibirsi.

La sparatoria in corso Como

Nel frattempo, gli stessi giudici hanno depositato anche le motivazioni della sentenza con cui, sempre a luglio, hanno dimezzato da 5 anni e 2 mesi a 2 anni 9 mesi la condanna per Baby Gang nell'abbreviato con al centro la sparatoria, avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 luglio 2022 vicino a corso Como, nella movida milanese, in cui rimasero feriti due senegalesi. È caduta per lui e altri tre imputati l'accusa di rapina, perché "non avrebbero potuto prevedere che in quel momento Saida", ossia l'altro trapper Simba La Rue (pena ridotta da 6 anni e 4 mesi a 4 anni e 6 mesi), "derubasse con violenza" uno dei senegalesi.

La “spiccata pericolosità”

I giudici nel processo milanese sulla sparatoria avevano condannato tutti gli otto imputati, tra cui Baby Gang, Simba e i ragazzi della loro "crew", ma avevano ridotto sensibilmente le pene rispetto al primo grado, mentre la sostituta pg Daniela Meliota chiedeva le conferme delle condanne. Per Baby Gang e gli altri tre giovani assolti dall'imputazione di rapina di un borsello, che era contestata come "concorso anomalo", "deve escludersi" che quel reato "commesso materialmente da Saida" costituisse per loro "uno sviluppo logicamente prevedibile" della "rissa" precedente a colpi di pistola. Nel processo sono cadute alcune aggravanti e sono state riconosciute le attenuanti generiche per tutti, anche equivalenti alle aggravanti. Aggravanti come la "recidiva" per Baby Gang che, scrive la Corte, ha mostrato una "progressiva inclinazione al delitto", una "spiccata pericolosità", manifestata anche in questo caso con un "imprudente maneggio delle armi" e con la "violenta aggressione". E con la "spregiudicatezza con cui ha minacciato con un'arma una guardia giurata" quella notte e poi uno dei senegalesi, nonostante "stesse già fuggendo". Tra l'altro, i giudici fanno notare che i soldi con cui gli imputati hanno risarcito i due, che rimasero feriti da colpi di pistola alle gambe e non erano parti civili, non hanno coperto "interamente il danno, né quello biologico né quello morale".