Milano, 7 ottobre 2022 - I trapper Baby Gang e Simba La Rue, all'anagrafe Zaccaria Mouhib e Mohamed Lamine Saida, sono tornati di nuovo in cella. All'alba, i carabinieri della Compagnia Duomo e gli agenti della Squadra mobile hanno arrestato il ventunenne e il ventenne con le accuse di rissa aggravata, lesioni, rapina e detenzione e possesso illegale di arma da sparo insieme ad altre nove persone, di cui sette maggiorenni e due minorenni. Secondo le accuse, ricostruite nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Guido Salvini, sarebbero stati loro ad aggredire due senegalesi la notte tra il 2 e il 3 luglio scorsi nella zona di corso Como.
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La notte in corso Como
La ricostruzione della vicenda, che rientra nell'inchiesta che a fine luglio aveva portato in carcere La Rue per il rapimento-lampo del rivale Baby Touché, parte alle 4.20, quando gli agenti di una Volante arrivano in corso Como 15: lì è stato segnalato da un addetto alla sicurezza della discoteca Hollywood uno scontro tra più persone culminato con l'esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco; in effetti, i poliziotti trovano sull'asfalto tre cartucce calibro 9 di una scacciacani, due esplose e una integra. Esattamente un'ora dopo, alle 5.22, gli operatori della centrale operativa della Questura ricevono una seconda chiamata da corso Como: altro scontro in strada tra una decina di ragazzi, altri colpi di arma da fuoco. Poco lontano, vicino alle aiuole tra viale don Sturzo e via D'Azeglio, gli investigatori notano un uomo a terra: perde sangue dalla gamba destra. È un ventinovenne senegalese, che dice di essere stato colpito da alcune persone poi scappate: portato al Fatebenefratelli, gli vengono diagnosticati la frattura del piatto tibiale, escoriazioni alla schiena e un lieve trauma cranico, per una prognosi di 30 giorni. Negli stessi minuti, un'altra Volante viene inviata in corso Garibaldi angolo Moscova, dove c'è un altro senegalese, di 28 anni, ferito a entrambe le gambe da colpi di arma da fuoco. I primi accertamenti portano all'identificazione di un testimone e all'acquisizione di un filmato in cui è stata immortalata la rissa: nel video si notano i due senegalesi che, armati di scacciacani, fronteggiano un gruppo di nordafricani, che li colpiscono a pugni e con una stampella. A quel punto, scattano le perquisizioni a casa dei due feriti: nell'abitazione del ventottenne, a due passi da CityLife, vengono trovate la scatola di una pistola a salve e una scatola azzurra marca Fiocchi contenente 41 cartucce a salve inesplose, identiche alle tre sequestrate nel corso del primo intervento davanti all'Hollywood. Per questo, i senegalesi vengono arrestati per rissa aggravata dagli uomini della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì.
L'antefatto
Qualche giorno dopo, il ventottenne sporge denuncia e racconta una storia che ha poco a che fare con una "semplice e occasionale lite", di quelle che succedono in discoteca per uno sguardo o una parola di troppo, e che invece somiglia più a una spedizione punitiva con logiche da gruppo organizzato. Sì, perché l'uomo riferisce che a marzo ha fatto da garante con la sua carta di credito per consentire a un connazionale di prendere in affitto un appartamento. Peccato che qualche tempo dopo si sia accorto che il proprietario dell'immobile scalava regolarmente alcuni importi direttamente dal suo conto. Quando ha chiesto conto al conoscente di quegli ammanchi, l'altro lo ha minacciato per due volte, in corso Buenos Aires e in via Tadino, spalleggiato da altre persone e facendo intendere di avere con sé un'arma. Così il senegalese, spaventato, spiega di aver acquistato una scacciacani e una bomboletta di spray al peperoncino, così da potersi difendere in caso di aggressione. Se li porta dietro pure la notte del 3 luglio in corso Como e, prima di entrare con l'amico, la moglie e alcune ragazze in un locale di via de Tocqueville, li nasconde in un cespuglio, temendo di imbattersi all'improvviso nel connazionale e nel suo gruppo di amici, che altri gli hanno descritto come componenti di una gang "che opera nella zona di Milano e di Lecco".
La ricostruzione
All'uscita, una delle ragazze viene urtata di proposito da un giovane che fa parte del gruppo dell'uomo che ha minacciato nei mesi precedenti il ventottenne: in pochi secondi, si avvicinano un'altra decina di ragazzi. Il senegalese va a recuperare la scacciacani e a suo dire esplode involontariamente due colpi; gli altri, accortisi dell'inoffensività dell'arma, reagiscono, aggredendo lui e l'amico ventinovenne, che viene pure rapinato di un borsello. Ed è in questo frangente che vengono esplosi altri colpi da un'arma a salve modificata che spara piccoli frammenti di metallo: entrambi i senegalesi restano feriti, gli altri scappano. Chi sono? Una delle vittime ne indica i nomi: tra loro ci sono La Rue, Baby Gang e altre persone che fanno parte della loro cerchia ristretta. La conferma decisiva arriva dai militari della Duomo, che da tempo stanno intercettando le conversazioni del gruppo di cui fanno parte alcuni dei presunti sequestratori di Baby Touché e che hanno quindi ascoltato in tempo reale i dialoghi in auto successivi alla sparatoria.
Le intercettazioni dei carabinieri
Uno dei ragazzi parla esplicitamente di Mouhib: "Baby ha tirato fuori il ferro perché anche il tipo ha iniziato a sparare... ha tirato fuori il ferro e ha iniziato a sparare bam bam". Qualcuno arriva persino a ironizzare sul fatto che appena tre giorni prima il Tribunale ha respinto la richiesta della Questura di Milano di sottoporlo a sorveglianza speciale, replicando la decisione assunta a marzo a seguito di un'istanza analoga inoltrata dalla Questura di Sondrio: "Hanno detto che non è un soggetto pericoloso... non è un soggetto pericoloso, c.". Le dichiarazioni captate dagli investigatori dell'Arma, guidati dal capitano Gabriele Lombardo, vengono confermate dall'analisi dei filmati delle telecamere, che hanno ripreso diverse fasi della rissa: si scorge chiaramente anche la sagoma di Simba La Rue, che per colpire in testa i rivali usa la stampella di cui ha bisogno per muoversi dopo l'accoltellamento avvenuto due settimane prima a Treviolo, in provincia di Bergamo. "Dagli atti di indagine - annota il gip Salvini - emerge la totale astrazione dalla realtà in cui gli indagati vivono e agiscono, con l'ego totalmente incluso in quello della banda che impedisce loro anche solo di percepire il disvalore e il peso delle azioni criminose poste in essere, peraltro esaltate nei video e nei pezzi musicali prodotti dal gruppo e diffusi via social, con un grave rischio imitativo nei confronti di altri soggetti giovani".
Le armi
Negli atti d'indagine si parla solo di pistole a salve modificate e scacciacani, ma a casa di Baby Gang i carabinieri della Compagnia Duomo ci hanno trovato un'arma vera: una Beretta 7.65 non censita, quindi considerata arma clandestina, e con caricatore pieno. Quindi, Zaccaria Mouhib, oltre alle accuse contenute nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Guido Salvini, è stato anche arrestato in flagrante per il possesso della Beretta, che è stata sequestrata dagli investigatori dell'Arma. Il trapper ventunenne è stato intercettato e bloccato nella notte in viale Monza direzione Sesto San Giovanni, al volante di un suv nero.
Arresti a Bergamo
I carabinieri hanno esguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dei 4 presunti autori di un tentato omicidio ai danni del rapper Simba La Rue, accoltellato lo scorso 16 giugno nel comune di Treviolo. Il delitto - spiegano i militari - si inserisce in un'accesa rivalità tra rapper: uno, la vittima, attivo nel milanese e l'altro attivo nel padovano. L'operazione nelle stesse ore in cui Simba La Rue viene arrestato a Milano nell'ambito di una operazione congiunta polizia e carabinieri per una serie di reati violenti.
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