MILANO
di Anna Giorgi
Non starà in regime di "sorveglianza speciale" per due anni "Baby Gang", nome d’arte del rapper ventenne Zaccaria Mouhib, così come chiesto dalla questura di Sondrio. Il rapper a fine gennaio era stato arrestato in un’inchiesta su una serie di rapine, poi era stato scarcerato una ventina di giorni dopo per "profili di lacunosità e debolezza" delle indagini che non avevano consentito di completare il quadro accusatorio. Pochi giorni prima dell’arresto, revocato dal Riesame, era iniziato davanti al collegio presieduto da Fabio Roia il procedimento per il rapper, difeso dall’avvocato Niccolò Vecchioni, per il quale la Questura di Sondrio aveva depositato oltre 300 pagine di atti in cui venivano riportate tutte le accuse a suo carico.
Era stata chiesta la "sorveglianza speciale" perché il giovane era ritenuto "pericoloso socialmente" e persona "dedita alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica". E, dato che sui social è seguito da moltissimi follower, avrebbe "utilizzato - si leggeva nella richiesta - la sua influenza per promuovere in zone aperte al pubblico delle riunioni non autorizzate che sono sfociate in scontri con le forze dell’ordine, creando in tal modo situazioni di serio pericolo". E venivano elencati pure i fogli di via da lui ricevuti dalle città di Lecco, Milano, Cattolica, Misano Adriatico, Riccione, Rimini e Bellaria Igea Marina.
Ieri alla difesa del rapper è stata comunicata la decisione dei giudici (motivazioni nei prossimi giorni) che hanno respinto l’istanza per la misura che di solito si applicava ai mafiosi, ma negli ultimi anni, in più occasioni, è stata estesa anche ad autori di violenze sulle donne e pure per la criminalità economica. Per applicare la sorveglianza speciale è necessario che la persona sia considerata "socialmente pericolosa". La difesa nelle udienze del procedimento a carico del 20enne aveva contestato gli elementi alla base della richiesta. Tra il 2020 e il 2021, scriveva la Questura di Sondrio, il rapper è stato "deferito per i reati di diffamazione e violazione della proprietà intellettuale, istigazione a delinquere, porto abusivo di armi, vilipendio della Repubblica, delle istituzioni e delle forze armate, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale". Già il 10 febbraio era arrivata una buona notizia per Mouhib con la scarcerazione nell’indagine su presunte rapine.
È "un cantante noto tra i giovani della fascia di età cui appartengono le persone offese", ossia le presunte vittime dei "colpi", "e la familiarità con il suo volto", hanno scritto i giudici nel provvedimento di revoca dell’ordinanza cautelare, "potrebbe aver condizionato le parti lese in sede di riconoscimento". E ciò anche perché il ventenne ha "617mila followers sul profilo Instagram ed in quel periodo a Milano erano stati affissi diversi manifesti pubblicitari con la sua immagine in zone di grande affluenza".
La notorietà, la familiarità del volto, potrebbe, secondo i giudici, aver influito e sarebbe perciò stata la causa di un "fasullo riconoscimento".
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