MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Milano, Sos baby gang: "Io, pestato da minorenni senza perché al Gallaratese"

Denuncia di un 30enne: vivo qui da sempre, mai accaduto nulla di simile. "È ora di una riflessione seria che coinvolga istituzioni, scuola e famiglie"

Continua l’escalation delle aggressioni in strada da parte di baby gang

Milano, 28 dicembre 2021 - "Prima una ginocchiata e uno sgambetto. Poi una scarica di pugni. Non per una rapina, non per una sigaretta negata, non per uno 'sgarro'. Solo violenza gratuita. Per fortuna non ho avuto serie conseguenze fisiche, ma sono sotto choc. Lancio un appello alle istituzioni politiche, alle famiglie e agli educatori: riflettete, perché non si fa abbastanza per arginare il fenomeno della violenza giovanile". Marco Lorenzo Bizzarri, 30 anni, racconta l’aggressione subita nei giorni scorsi fuori dalla stazione della metropolitana San Leonardo, linea rossa, nel quartiere Gallatatese, dove vive.

"È successo alle 18. Tornavo a casa dopo una giornata al Conservatorio di Novara dove mi sto specializzando in Didattica della musica (sono già diplomato in flauto traverso). Appena fuori dalle porte a vetri, che gli addetti hanno chiuso qualche secondo dopo l’uscita dei passeggeri per lo sciopero che stava iniziando, in piazzetta don Abramo Martignoni sono passato in mezzo ad alcuni ragazzi". E lì è scattata la violenza. "Erano 4 giovani, tra cui una ragazza. A prima vista, neppure maggiorenni. Tutti di origine magrebina eccetto lei. Uno mi ha sferrato una ginocchiata sul polpaccio. ‘Come ti permetti?’, gli ho urlato, poi mi sono girato per andarmene. Ma lui mi ha seguito. ‘Vieni qui, ti devo parlare’, mi ha detto. Io gli ho risposto che non mi interessava discutere. Ma lui mi ha stretto un braccio intorno al collo e mi ha fatto cadere con uno sgambetto. Ho cercato di rialzarmi, ha cominciato a prendermi a pugni. Io ho gridato 'Aiuto!' ma non passava nessuno. I suoi amici non fiatavano. Solo la ragazza lo ha fatto ragionare, gridandogli ‘Che fai, sei un cogli...’. Finché ha smesso".

A quel punto il 30enne si è allontanato. "Ho chiamato subito il 112. Nel frattempo il gruppetto si stava spostando e sono riuscito a seguirlo da lontano, dando indicazioni alla polizia. Ma a un certo punto l’ho perso di vista. Sono andato di persona al commissariato Bonola, ho riferito l’accaduto, mi hanno chiesto se fossi ferito e avessi bisogno di un’ambulanza. Ma stavo bene e ho rifiutato le cure. Nel frattempo, mia madre mi aveva raggiunto in auto". Il ragazzo è tornato fuori dalla stazione, avvistando di nuovo il suo aggressore. "Solo che all’arrivo della polizia era già fuggito. Io sono tornato a casa, dove l’adrenalina ha lasciato il posto allo choc. Vivo in quel quartiere da 20 anni, mai mi era accaduta una cosa simile". Sporgerà denuncia. "Non mi interessa che sia punito il responsabile, non provo rancore, ma vorrei potesse nascere una riflessione intorno a questi fenomeni di violenza giovanile in aumento. Perché sono stato picchiato? Per la rabbia e l’insoddisfazione che sempre più certi ragazzi provano senza sapere come sfogarsi, dove incanalare tutta questa energia. Interrogatevi voi genitori, professori, politici, amici di questi ragazzi, e cercate di aiutarli così che non possa succedere ad altri, così che possano avere anche loro un futuro migliore. Un incendio non si può spegnere con il fuoco".