Milano, 22 ottobre 2022 - Bilal davanti al giudice . Oggi il baby rapinatore che dice di essere marocchino e di essere arrivato in Italia senza genitori si presenterà per la prima volta davanti al gip del Tribunale per i minorenni per la convalida dell’arresto andato in scena nella notte tra mercoledì e giovedì. Prima di allora, il ragazzino non era mai stato ammanettato: ogni volta che veniva fermato, ed è capitato quattro volte con i carabinieri dal 10 ottobre in avanti, scattavano la segnalazione all’autorità giudiziaria e il collocamento in una comunità per minori non accompagnati.
Il motivo? Per l’esame osseo, test utilizzato abitualmente per stabilire l’età presunta di chi è sprovvisto di documenti, Bilal ha circa 12 anni; e comunque meno di 14, limite anagrafico che la legge italiana fissa per l’imputabilità di una persona che commette un reato. Due giorni fa, però, la situazione è cambiata: gli agenti delle Volanti hanno bloccato il giovanissimo nordafricano dopo due rapine ad altrettanti ragazzi di 21 e 30 anni in piazza Luigi di Savoia; e, a differenza delle precedenti occasioni, il pm di turno della Procura dei minori Pietro Moscianese Santori ha disposto l’arresto e il trasferimento nel centro di prima accoglienza dell’istituto minorile di Torino. Perché? Un accertamento medico più approfondito, con l’ausilio degli esperti del Labanof della Statale, avrebbe alzato l’età presunta, portandola in un range compreso tra 13 e 14 anni. E di conseguenza, ipotizzando che Bilal abbia già varcato la soglia dell’imputabilità (ai primi ottobre, per l’esattezza), sono scattate le manette. Il pm ha chiesto la convalida del provvedimento e l’emissione di una misura cautelare; peraltro, dovesse passare la linea dell’imputabilità con retrodatazione alle scorse settimane, allora il marocchino dovrebbe rispondere pure dei precedenti colpi messi a segno tra via Manzoni, corso Buenos Aires e la Centrale. Dall’altro lato ci saranno le ragioni dell’avvocato di Bilal, che quasi certamente contesterà la nuova età e metterà in evidenza la differenza tra gli anni attribuiti fino a qualche giorno fa (12, al massimo 12 e 6 mesi) e quelli attribuiti ora (13-14) per sollevare dubbi sull’imputabilità. Posizioni inconciliabili che potrebbero portare a una lunga contesa legale.
Restando in tema di minori difficili, ieri il coordinatore regionale Fp Cgil Lombardia polizia penitenziaria Calogero Lo Presti ha lanciato l’allarme sul carcere Beccaria, partendo dall’aggressione subìta da un agente nei giorni scorsi: tre giovani reclusi lo avrebbero malmenato, provocandogli contusioni per fortuna non gravi. "La situazione è ormai insostenibile – la denuncia –. Su una capacità di 36 posti letto, la popolazione detenuta varia da 43 a 49 persone. Viceversa per la penitenziaria registriamo una gravissima carenza di personale: basti pensare ai 12 poliziotti trasferiti in altre strutture e mai rimpiazzati".