
Francesca Castiglieri e Dario Caputo, fondatrice e direttore amministrativo di Babyworld
Milano, 3 agosto 2016 - "Come una secchiata di acqua in testa mentre dormi. Un’ombra su vent’anni di esperienza. Certe persone non dovrebbero nemmeno circolare». Non usa mezzi termini Francesca Castiglieri, fondatrice nel 1997 di Babyworld, il franchising milanese che da due giorni si trova in cima alle cronache perché il titolare e la coordinatrice di una delle strutture affiliate, Babyworld Bicocca di viale Sarca, sono stati arrestati per maltrattamenti. Lunedì sarebbe stato il primo giorno di vacanza per lo staff della casa madre degli asili nido – 10 a Milano, 55 in Italia – ma tutti sono rientrati il più presto possibile nell’ufficio di via Gaggia, zona Porto di Mare.
All’ingresso c’è una sagoma del bambino che domina il mondo, il logo riutilizzato dai 55 pedagoghi-imprenditori che per 33.500 euro (fee d’ingresso, ristrutturazione spazio), se al debutto nel settore, o 5.250 euro se già titolari di un nido – più le royalties – entrano a fare parte della società e vengono accompagnati nelle fasi di avviamento. Compresa la selezione delle educatrici. Ai tempi d’oro, 4mila bambini l’anno. Francesca Castiglieri è un fiume in piena. "Eravamo all’oscuro di tutto. Nessuno ci aveva segnalato nulla, neanche i genitori né le educatrici andate via. Pensavamo per incomprensioni". Con lei c’è Dario Caputo, il direttore amministrativo. "Un fulmine a ciel sereno – dice, mentre il barboncino Leone fa la guardia ai suoi piedi – sembravano due persone ammodo. Si dovevano sposare sabato. I video li abbiamo visti: raccapriccianti".
Babyworld si costituirà parte civile nel processo. "Collaboreremo con la giustizia. Hanno infangato la nostra immagine e il lavoro dei nostri affiliati». Basta un’occhiata al gruppo Facebook del franchising per leggere gli improperi riversati da sconosciuti anche su chi nella faccenda non c’entra nulla e svolge alacremente il proprio lavoro. Ma come Piroddi e Ceres erano giunti a dirigere una struttura per la quale mamme e papà pagavano 500/650 euro al mese per mezza o l’intera giornata? "Erano laureati, lei due volte. Sembravano a posto. Hanno stipulato il contratto a novembre 2014. Ad aprile 2014 hanno aperto l’attività. il nido non era ancora a regime, aveva una decina i bambini. Lo scorso dicembre l’Ats aveva fatto i controlli. Era tutto ok. Il Comune li aveva accreditati. Partecipavano ai nostri incontri di gruppo, l’ultimo a marzo. Abbiamo un'equipe di supervisori pedagogici ogni due mesi controllano le strutture. E svolgono formazione permanente sugli educatori. Mai riscontrato nulla".
Nessun riscontro, però, anche in un’altra struttura nata sotto l'ala di Babyworld, accreditata e convenzionata con il Comune, Blu Fantasilandia (via Savona), chiusa da Palazzo Marino dieci giorni fa perché offriva ai bambini menù poco ortodossi anche se gustosi. pizza d'asporto e insalate di riso da una nota catena di supermercati. "Aveva cessato il contratto col catering senza avvertirci". Non servirebbe più controllo? Le telecamere? "Fosse per noi, le metteremmo in tutte le nostre strutture. Ma lo statuto dei lavoratori lo vieta". Ora l'asilo incontrerà le famiglie dei bambini iscritti. "Per spiegare e fugare ogni possibile dubbio sulla nostra serietà, moralità, onestà e competenza".