NICOLA PALMA
Cronaca

Milano, la vita d’inferno dei 5 bimbi liberati dal campo nomadi: denutriti e costretti all’elemosina

Di età compresa tra uno e sei anni, vivevano in una baracca senza corrente elettrica né servizi igienici. Gli agenti del commissariato Quarto Oggiaro li hanno trasportati al Sacco e poi nella struttura protetta

Gli agenti del commissariato Quarto Oggiaro li hanno liberati collocati in una struttura protetta

Gli agenti del commissariato Quarto Oggiaro li hanno liberati collocati in una struttura protetta

Il più grande ha 6 anni. Il più piccolo poco più di uno. La loro esistenza è stata segnata finora da condizioni di vita al limite dell’umano, e di sicuro assolutamente incompatibili con la loro tenerissima età e con le attenzioni di cui hanno bisogno; improbabile che abbiano mai frequentato un nido o una materna e che qualcuno fin qui si sia preso cura di loro in modo adeguato. Ora, però, per cinque bambini costretti a dividersi una lercia baracca di un campo rom potrebbero aprirsi nuove prospettive: gli agenti del commissariato Quarto Oggiaro li hanno liberati dal tugurio in cui li hanno trovati e, col coordinamento della Procura per i minorenni, li hanno collocati in una struttura protetta.

Ecco i fatti. Martedì i poliziotti di via Satta effettuano uno dei consueti controlli in un insediamento di nomadi: in un capanno di lamiere e pezzi di legno, gli investigatori trovano un bambino e quattro bambine “in condizioni malsane e in una precaria situazione igienica, senza corrente elettrica e servizi igienici funzionanti”, ricostruisce una nota della Questura.

Le prime verifiche fanno emergere che i piccoli, privi di documenti, sono affidati a una quarantacinquenne romena: quest’ultima, dopo aver risposto in maniera evasiva alle prime domande degli agenti, spiega di “provvedere, chiedendo l’elemosina, al proprio sostentamento e a quello dei bambini”, che le sarebbero stati affidati da genitori finiti in carcere o momentaneamente all’estero.

Dopo aver ricostruito il più in fretta possibile la storia di quei bimbi, i poliziotti chiedono agli operatori del Pronto intervento minori del Comune di individuare rapidamente comunità idonee alla loro assistenza. I tecnici impiegano meno di 24 ore a trovarle. Così mercoledì mattina gli investigatori del commissariato si ripresentano al campo, ma non trovano né la donna né i bambini. Le ricerche scattano immediatamente e arrivano in breve tempo a conclusione: i cinque piccoli vengono intercettati in un parco all’estrema periferia della città e portati al pronto soccorso dell’ospedale Sacco, anche con l’ausilio dei ghisa, per essere sottoposti a controlli medici che ne valutino le condizioni fisiche.

Poi il trasferimento nelle strutture di accoglienza. Lontano, si spera sempre, da quell’inferno. L’operazione è stata condotta sulla base di quanto stabilito dall’articolo 403 del codice civile, che prevede “l’intervento in autonomia della pubblica autorità al fine di garantire la protezione e la sicurezza alle persone minori di età rispetto a pericoli gravi e immediati nell’attesa di provvedimenti da parte del Tribunale per i minorenni”.