Milan - C’è chi spenderà tre milioni e mezzo di euro e chi si accontenterà di rinfrescare le pareti alla struttura, con 23mila euro. Fra progetti faraonici e piccoli maquillage, i comuni lombardi per la prima volta intravedono la possibilità di riagganciare il treno delle nascite e arrivare a un livello di sufficienza, quello della media europea, per numero di posti negli asili nido: 33 ogni cento bambini. Per farlo, ancora una volta, si spera nella bacchetta magica del Pnrr, il piano di ripresa e resilienza pagato con una parte dei circa 209 miliardi di euro in arrivo (in cambio di riforme) da Bruxelles. Ottantacinque diverse realtà, per lo più piccole, progettano di ristrutturare o di costruire ex novo una scuola destinata ai piccoli fra zero e due anni. Sono tutti piani considerati ammissibili, ovvero scritti con criteri seri e realizzabili.
Eppure non tutti saranno finanziati. Perché la spesa totale, 170 milioni di euro circa, supera le disponibilità destinate alla regione. Il Ministero dovrà quindi scegliere con un punteggio specifico l’assegnazione dei finanziamenti, in base alle risorse assegnate al territorio. Ma alla Lombardia, tutto il capitolo edilizia scolastica il Pnrr assegna 68 milioni. E gli asili nido sono solo un pezzo della partita, perché alle province, per gli istituti superiori, andrà una quota fissa del 30%, circa 20 milioni di euro. Il progetto più ambizioso è quello presentato da Gambara, piccolo centro da 4.500 abitanti del Bresciano. Qui si studia la costruzione di un asilo tutto nuovo, per 3,5 milioni di euro. Paderno Dugnano, nel Milanese, ne spenderebbe tre per l’asilo Palazzolo, Rho per l’istituto di via San Martino ne investirebbe 2,7. Sempre nel Milanese, Gorgonzola sul nido di via Trieste punta fino a 2,3 milioni. Fra i piani in gara, quello meno costoso è stato pensato dal comune di Lovere, che vorrebbe dallo Stato 23.400 euro per mettere in sicurezza la struttura già esistente. Lavori che saranno comunque eseguiti in proprio.
Che di asili nido ci sia un disperato bisogno, anche in Lombardia, lo testimoniano i dati sulla natalità. Bassissimi: 7,3 nuovi nati ogni mille abitanti. La media italiana è di appena poco più bassa a quota 7. Più che probabile che fra i fattori che incidono ci sia anche la difficoltà di conciliare la vita familiare con il lavoro. D’altronde anche in Lombardia solo il 28,4% dei comuni raggiunge la fatidica soglia di 33 posti nido ogni 100 bambini.
In altri termini, in poco meno di 4 comuni lombardi su 10 non c’è alcun servizio per la prima infanzia. E le differenze fra territori sono enormi. Zero nidi nel 60% dei comuni del Cremonese e del Pavese e nel 70% di quelli della provincia di Sondrio. A Milano e nell’hinterland, invece, i paesi senza alcun servizio sono solo il 4,5%.