GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Milano, asilo ancora senza docente di sostegno: bambino costretto a casa da 55 giorni

Alla famiglia era stato detto che avrebbe iniziato il 29 settembre. Poi la proposta-beffa: un maestro solo per un’ora e mezzo al giorno

Federica, 41 anni, aspetta un docente di sostegno per il suo bambino

Milano, 28 ottobre 2020 - Cinquantacinque giorni non sono stati sufficienti per trovare un’insegnante di sostegno che possa seguire il piccolo Leonardo e possa permettergli di frequentare l’asilo come lo frequentano tutti i suoi coetanei. Da 55 giorni questo bambino di soli 4 anni, disabile, è costretto a starsene a casa per i ritardi nel reclutamento del personale. «Mio figlio ormai è rimasto l’unico a non poter andare all’asilo» fa sapere la mamma, Federica Galavotti, 41 anni.  La scuola materna al quale è iscritto è quella di Settimo Centro, a Settimo Milanese, Comune alle porte di Milano ed ha riaperto il 3 settembre. In quei giorni è stato comunicato alla famiglia che Leonardo avrebbe potuto unirsi agli altri bambini a partire dal 29 settembre, ma così non è stato, quella data è trascorsa invano. Qualcosa sembrava essersi mosso settimana scorsa, quando ai genitori di Leonardo è stato detto che l’asilo aveva finalmente trovato un’insegnante di sostegno, anzi due, e che l’inserimento sarebbe potuto iniziare già da questo lunedì, vale a dire già dall’altro ieri. Niente da fare, invece. 

«L’asilo ci ha proposto una soluzione inaccettabile – spiega Federica –: a seguire mio figlio non sarebbe stata un’insegnante di ruolo, con competenze nel sostegno e in servizio per tutta la durata della giornata scolastica ma, invece, una maestra di supporto disponibile solo 8 ore alla settimana, quindi in media un’ora e mezza al giorno, necessariamente affiancata da un’altra insegnante, anch’essa non di ruolo né con una formazione nel sostegno. Come non bastasse, si sarebbe dovuto navigare a vista: questa soluzione sarebbe partita in via provvisoria e sarebbe stata confermata di settimana in settimana». Una delle due maestre di cui sopra, in realtà, era stata individuata dalla cooperativa che gestisce il servizio all’asilo. Quel che si dice: un pasticcio. «Una proposta non rispettosa di mio figlio, solo un provvedimento-tampone» dice Federica tra rabbia e amarezza.

Una situazione, quella riportata, che crea nei fatti una disparità di trattamento tra bambini che hanno bisogno di una figura di sostegno e bambini che non ne hanno bisogno e che si riverbera, come ovvio, anche sulla vita dei genitori, che devono sostituirsi all’asilo. Sia Federica sia il marito sono liberi professionisti e quindi non sono coperti se non lavorano. Ma non è finita. Federica ha diritto a ricevere dalla Regione Lombardia l’assegno mensile previsto nell’ambito della misura B1, un assegno che viene riconosciuto ai cosiddetti caregiver famigliari, cioè a chi, come Federica, si prende cura di un figlio o di un parente con disabilità gravissima (B1, per l’appunto) o grave (B2). Questo assegno è di importo ridotto se il bambino in questione va a scuola perché, di conseguenza, diminuiscono le ore che il caregiver deve dedicargli.Il punto è che Leonardo, da aprile a giugno, non è andato all’asilo perché vigeva il lockdown. Eppure la Regione ha corrisposto un assegno ridotto, come se non vi fosse stato alcun lockdown e il bambino fosse regolarmente andato all’asilo. Almeno in questo caso, però, si è già corsi ai ripari: la Regione ha iniziato a liquidare il dovuto.

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