REDAZIONE MILANO

Non voleva fare i compiti. Appeso al letto a testa in giù da mamma e dallo «zio»

A processo per maltrattamenti e lesioni due cinesi, la madre e una "specie" di zio. Bambino punito con peperoncino nella bocca sigillata con scotch per aver fatto scattare l'allarme di Mario Consani

Tribunale (foto di repertorio)

Milano, 26 luglio 2015 - Non faceva i compiti come avrebbe dovuto, così lo appendevano al letto a castello a testa in giù. Metodo educativo molto particolare quello di una mamma cinese nei confronti del figlio di dieci anni. Tanto che ora la donna è a processo per maltrattamenti insieme ad una specie di “zio” del ragazzo, un giovane cameriere che, in assenza del padre del bambino pendolare tra Cina e Italia, dormiva in casa della donna, in un appartamento sopra il ristorante cinese che i genitori di “Hu” (nome di fantasia) gestiscono in via Sarpi, Chinatown milanese.

Ma quello di legarlo per i piedi al letto con le lenzuola, non era nemmeno l’unico modo con il quale la mamma, 34 anni, contava di educare il piccolo che si mostrava un po’ troppo agitato a scuola e svogliato a casa con i compiti da fare.

A elencare le angherie che era costretto a subire è stato lo stesso Hu sentito dal giudice con incidente probatorio nel corso di un’audizione protetta. Così il ragazzino ha potuto raccontare per filo e per segno che, in assenza del padre, la mamma e l’altro uomo, un cinese appena ventenne, come punizione oltre ad appenderlo lo costringevano anche a mettersi in ginocchio sui tappi di bottiglia e spesso lo picchiavano con una scopa o una bacchetta di bambù. Altre volte lo pungevano con uno spillone o con uno stuzzicadenti «in varie parti del corpo», come si legge nel capo d’imputazione contestato ai due. Quando andava bene si limitavano, sempre secondo l’accusa, a lasciarlo da solo in casa per svariate ore al giorno e per di più senza luce o riscaldamento d’inverno. Pratiche al limite del sadismo (se confermate a processo), compresa quella di costringerlo, sempre per punizione, a farsi docce gelate.

Abitudini tanto estreme che non potevano essere subìte dal povero Hu anche in silenzio. Così il bambino si lamentava e urlava attirando, fortunatamente, l’attenzione dei vicini di casa che ad un certo punto si decisero a denunciare alla polizia quanto avevano intuito accadere sotto i loro occhi. Anche se, per quell’allarme fatto scattare, una sera Hu ebbe per punizione la bocca riempita di peperoncino e “sigillata” con lo scotch. Indagati mamma e “zio” per maltrattamenti in famiglia e lesioni ai danni del bambino, il pm Galileo Proietto ne ha poi chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio.