ANNA GIORGI
Cronaca

Banca Progetto e quei prestiti sospetti, l’uomo dei clan: “Tutte fatture false, bastava guardare il mio nome”

Finanziamenti a società legate alla ‘ndrangheta, i pm contestano una “gestione superficiale e sprovveduta” ai vertici dell’istituto. La dirigenza: “Estranei all’inchiesta, collaboreremo”

Paolo Fiorentino, Banca Progetto: “Non siamo indagati, mai intercettato Ponzoni”

Paolo Fiorentino, Banca Progetto: “Non siamo indagati, mai intercettato Ponzoni”

Milano, 25 ottobre 2024 – L’istituto d’affari milanese Banca Progetto ha concesso finanziamenti, in maniera “disinvolta“, a società legate alla ‘ndrangheta per oltre 10 milioni di euro. Finanziamenti garantiti dal Fondo ministeriale per le piccole e medie imprese, quindi “aiuti di Stato”.

Sulla base di queste accuse formalizzate dal pm Paolo Storari, dopo le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale ne ha disposto l’amministrazione giudiziaria. Un provvedimento unico nel suo genere nei confronti di un istituto bancario. Come deciso dai giudici Pendino-Cucciniello-Profeta, il professionista Donato Maria Pezzuto affiancherà il management di Banca Progetto soprattutto per rafforzare i “presidi di controllo interno”. Prima udienza per verificare il lavoro: 25 febbraio.

Le accuse

Come si legge nel provvedimento dei giudici, eseguito dalla Guardia di Finanza, Banca Progetto avrebbe tenuto una “condotta agevolatoria del sodalizio” con a capo Maurizio Ponzoni, legato a un clan di ‘ndrangheta del Varesotto e arrestato nel marzo 2023, assieme al “sodale“ Enrico Barone.

Il clan, che operava a Busto Arsizio, avrebbe commesso una serie di reati tributari, fallimentari e di trasferimento fraudolento di valori, anche con l’aggravante mafiosa. E Ponzoni avrebbe ricevuto, attraverso società “a lui riconducibili”, finanziamenti da Banca Progetto, tra il 2019 e il 2023, per circa 10 milioni. Prestiti, con garanzia statale, concessi dall’istituto (nato quando il fondo americano Oaktree ha rilevato Banca Popolare Lecchese) con una “gestione superficiale e sprovveduta. Banca Progetto avrebbe toalmente abdicato le basilari procedure relative all’istruttoria su quei prestiti, svalutando i rischi di credito e senza adeguata verifica della clientela”.

Si legge ancora nelle carte: “La banca ha perseverato nonostante gli accessi ispettivi e i rilievi mossi da Banca d’Italia tra il 2021 e il 2022”. In sostanza, scrivono i giudici, l’istituto ha seguito la logica della “massimizzazione del business”, indifferente ai “rilievi” mossi da Bankitalia e Uif, come “dimostra l’erogazione dei finanziamenti anche in epoca successiva all’attività ispettiva” e tra questi il “più consistente” per 3,5 milioni di euro il 10 febbraio 2023.

L’uomo dei clan

Le stesse dichiarazioni di Ponzoni, scrivono i giudici, “forniscono una emblematica rappresentazione della condotta omissiva”. In un caso le somme erogate sono state fatte “confluire” in diverse società intestate a “prestanome”. Al pm che gli ha chiesto “queste sono tutte fatture false?”, Ponzoni ha risposto: “Tutte false”.

Era Ponzoni, secondo i giudici, a relazionarsi “direttamente” coi funzionari della banca. Lui formalmente “nulla” aveva a che fare con le società finanziate, ma i funzionari avevano “ben chiaro che il vero referente-destinatario” dei prestiti era lui. E non hanno “attivato alcun controllo”. Sarebbe bastata, ha spiegato il pm, una “semplice consultazione” da “fonti aperte”, perché i media avevano parlato del suo arresto nel marzo 2023. Lo ha “confessato“ lo stesso Ponzoni in una intercettazione: “Se Banca Progetto prendeva il mio nome e cognome... diceva lasciamo stare tutto”.

Le precisazioni dell’istituto

L’amministratore delegato di Banca Progetto, Paolo Fiorentino, ha precisato: “L’istituto non è commissariato e né la banca, né i suoi esponenti e dipendenti, sono oggetto di indagine”. E ha aggiunto: “La nostra intenzione è di collaborare nei limiti della nostra possibilità, se siamo stati strumenti inconsapevoli. Ci sentiamo estranei alla vicenda”.