Banche dati violate: sei indagati, fra loro Leonardo Del Vecchio e il presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali

Info riservate su aziende concorrenti prelevate dai conti correnti, oltre a dati fiscali e sanitari. Il Procuratore capo della Dna: “Emerge un quadro allarmante che investe la sicurezza cibernetica nazionale”

Il banchiere Matteo Arpe e Leonardo Maria Del Vecchio, figlio dell'ex patron di Luxottica

MILANO, 26 ottobre 2024 – Sarebbero migliaia le informazioni prelevate dalle banche dati strategiche nazionali, stando alle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Dna, che ieri, venerdì 25 ottobre, ha portato a sei misure cautelari, tra cui i domiciliari per l'ex “super poliziotto” Carmine Gallo. Tra gli indagati, che rispondono di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione – composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell'ordine e con al centro pure intercettazioni abusive – figurano Leonardo Maria Del Vecchio e il banchiere Matteo Arpe. Nell'inchiesta sono coinvolti anche ex dipendenti di un'altra società di investigazione, la Skp di Milano. Un’altra società di investigazioni e analisi del rischio al centro delle indagini, la Equalize srl, di cui il socio di maggioranza è Enrico Pazzali, indagato e presidente della Fondazione Fiera Milano (ente estraneo alle indagini), è stata oggetto di un decreto di sequestro preventivo, eseguito, come le misure cautelari, dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, coordinati dal pm della Dda milanese Francesco De Tommasi e dal pm della Dna Antonello Ardituro.

Il presidente di Fonazione Fiera Milano Enrico Pazzali, uno dei sei indagati dalla Procura milanese
Il presidente di Fonazione Fiera Milano Enrico Pazzali, uno dei sei indagati dalla Procura milanese

I capi d’accusa

Le accuse al centro dell'inchiesta sono associazione per delinquere, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni abusive, corruzione e rivelazione di segreti d'ufficio. La presunta associazione per delinquere avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche nazionali informazioni su conti correnti, precedenti penali, dati fiscali, sanitari e altro, evadendo su commissione e dietro compenso, la richiesta dei “clienti”, tra cui soprattutto grandi imprese, studi professionali e legali, interessati a condizionare le attività di loro “concorrenti” con questo dossieraggio.

"Un quadro allarmante”

Alla conferenza stampa indetta in Procura  questo sabato mattina, il procuratore capo della Direzione nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, ha parlato di “quadro molto allarmante per la dimensione imprenditoriale dell'esercizio dell'attività abusiva di accesso clandestino alle informazioni riservate”, mettendo tuttavia in guardia da conclusioni troppo affrettate perché “la mole di dati acquisiti dalle perquisizioni non solo in Italia, ma anche all'estero, rende evidente che questa indagine richiederà molto tempo per delineare i contorni della vicenda". “Mi preme sottolineare l'importanza di questa indagine sugli attentati alla sicurezza cibernetica nazionale – ha aggiunto Melillo –. La capacità di investigazione della procura di Milano e dei carabinieri di Varese ci consente di comprendere un po' meglio il funzionamento quello che ho definito di un gigantesco mercato delle informazioni riservate".

(Notizia in aggiornamento)