Riccardi
Immensi i problemi che assillano l’Europa. Occorre una politica comunitaria unitaria non dirigistica ma anche senza compromessi di bottega conseguenti di egoismi regionali con “il guai ai vinti” simboleggiati dalla spada di Brenno. Spuntata soltanto dall’assurdità di decisioni totalitarie, armi letali a mano di pochi Davide contro Golia. Draghi nel suo recente documento incita l’Europa a una maggiore competitività, pena l’inevitabile viale del tramonto. Tra i vari, l’ex Governatore della Bce ha toccato anche l’argomento sistema bancario. "L’UE non dispone di una unica unità di regolamentazione", "le banche europee rispetto a quelle statunitensi soffrono di una redditività inferiore". È mancante di istituti a dimensione planetaria. Sulla banca se ne parla quasi sempre a sproposito perché inesistente la cultura della conoscenza. Come spesso ricorda Patuelli presidente Abi. Ma cos’è la banca? Un intermediario che, soprattutto nel passato, era l’esclusivo erogatore di prestiti utilizzando i depositi. L’Europa, nello specifico l’Italia ne è un campione rappresentativo, non ha grandi industrie manifatturiere multinazionali globali. Sono presenti alcune grandi aziende, non pilastri della economia. Sostenuta invece massicciamente da tante Pmi. L’operatività degli istituti di credito è molto cambiata. Non è l’attività del credito a monopolizzare il conto economico ma tutta una serie di servizi indispensabili a sostegno di risparmio, del credito ed alla crescita, che va curata in modo particolare, di imprese valide ma di nicchia. Nel Vecchio Continente per scrutare il futuro, il passato è cultura storica, dovrebbero convivere alcuni gruppi di dimensioni per strategie globali. Indispensabili, quindi da non distruggere, le banche locali che conoscendolo, seminano il territorio. Portato realisticamente per mano, non attraverso soltanto algoritmi statistici virtuali.