Milano, 17 aprile 2021 - I più spietati inveivano sulla vittima anche quando era a terra. Poi c’era una seconda linea di ragazzini che a un certo punto si rendevano conto di aver varcato abbondantemente il limite e aiutavano il malcapitato a rialzarsi. Tutti, però, facevano parte della stessa baby gang smantellata ieri dagli agenti del commissariato Sempione: quattro quindicenni incensurati sono finiti in comunità, accusati di aver messo a segno almeno sei rapine nel loro territorio di caccia prediletto, la zona di CityLife e del vicino piazzale Giulio Cesare; due di loro fanno anche parte dei quattordici denunciati per la guerriglia urbana di piazzale Selinunte. Le indagini degli investigatori di viale Certosa, coordinati dal vicequestore aggiunto Andrea Migliasso, sono partite da una serie di denunce presentate dai genitori di ragazzi minorenni su raid violenti avvenuti tra il settembre del 2020 e il febbraio del 2021.
Il modus operandi della banda era sempre lo stesso: il presunto capo si avvicinava a un coetaneo con una scusa qualsiasi (quella della sigaretta, ad esempio) e senza palesare le sue reali intenzioni; all’improvviso sbucavano dal nulla i numerosi complici (una quindicina in totale, alcuni dei quali di età inferiore a 14 anni e quindi non imputabili), che ostruivano all’adolescente di turno qualsiasi via d’uscita. Chi non reagiva al branco e consegnava quanto aveva con sé veniva solo spintonato e insultato; chi invece cercava legittimamente di difendersi veniva pestato. Poi scattava l’intimidazione: "Se ci denunci, finisce male". In un episodio, la vittima ha riportato la frattura delle ossa nasali, oltre a varie contusioni per i colpi assestati da più persone contemporaneamente. Spesso, i giovanissimi nel mirino conoscevano alcuni degli aggressori, che, stando a quanto risulta, hanno molto seguito sui social con i loro profili che scimmiottano i personaggi di Gomorra.
Gli indagati vivono tutti in zona San Siro, della quale, come già evidenziato in altre recenti indagini (da quella sulla Bonola gang a quella sul pugile dell’Arco della Pace), avevano preso in prestito il codice di avviamento postale (20148). Nel corso dell’inchiesta, i poliziotti hanno rilevato "un progressivo incremento della gravità dei fatti", segno "di un progressivo innalzamento del livello della pericolosità criminale". I membri del gruppo, in sostanza, si misuravano con "imprese sempre più violente, facendo coincidere le azioni, solo millantate nel mondo virtuale dei rapper sui social, a quelle realmente perpetrate".