NICOLA PALMA
Cronaca

Dalle Zone al Cap tatuato: arrivano le bande di quartiere

Atteggiamenti da bulli e riferimenti sempre più mirati alle periferie di provenienza. L’esperta Minoletti: segnali da non sottovalutare

Alcune foto tratte da profili Instagram

Alcune foto tratte da profili Instagram

Milano, 16 novembre 2020 - «Mi mancherai come l’aria . Ci vediamo presto zona mia". Firmato: Corvetto al comando. Il solito dito medio alle forze dell’ordine, una foto di casermoni popolari e quel numero in bella mostra: 20139. Cosa rappresenta? Indica il codice di avviamento postale di quella specifica area della metropoli. Già, l’ultima tendenza delle gang di ragazzini è proprio questa, come si intuisce chiaramente analizzandone i profili sui social network più utilizzati: associare il proprio nome o quella della banda di appartenenza al Cap. Quindi: 20139 per Corvetto, 20148 per San Siro-Lampugnano, 20141 per Vigentino e così via a seconda del luogo di residenza. C’è persino chi si è tatuato quella sequenza numerica sul polpaccio: 20157 per "Quarto Oggiaro Avenue", il segno sulla pelle con tanto di colonnina della fermata dell’autobus in via Pascarella.

Il fenomeno , almeno ad analizzare il flusso di video e foto che attraversa costantemente il web e in particolare alcuni account Instagram, è decisamente nuovo. Negli anni scorsi, avevamo dato conto della comparsa delle cosiddette "Zone" o "Z", che prendevano in prestito il numero assegnato al municipio di riferimento (quindi dalla 1 alla 9) o abbreviavano in sigle un quartiere (Crvt per Corvetto, GL27 per via Gola o v.Pdv per via Padova). Ora c’è stata questa ulteriore parcellizzazione dei gruppi, che è andata di pari passo con un abbassamento dell’età dei ragazzini coinvolti (ce ne sono anche di 12 anni): su internet e sui muri sono comparsi i Cap; non solo quelli di Milano, ma anche quelli di Paesi o città estere per gli stranieri di seconda o terza generazione.

Sono mutati anche gestualità, simboli e colonne sonore: se prima si usavano spesso le dita delle mani per mimare pistole o altri simboli da gangster come bandane e crocifissi, adesso si privilegiano tattoo, pistole (quasi sempre finte per fortuna) e coltelli; la musica non è presa in prestito da artisti professionisti, ma di frequente autoprodotta e con testi che parlano di "ghetto", droga e della voglia di "fare soldi" per possedere orologi di lusso e vestiti griffati. La tendenza, inedita finora in Italia, è stata intercettata con modalità simili solo in Svizzera, dove nel luglio scorso sono state individuate due bande rivali che si riconoscevano nei numeri 6600 e 6500, rispettivamente i codici di avviamento postale di Locarno e Bellinzona.

«Sono in aumento i segnali sul territorio delle Zeta o Zone e i numeri dei Cap, spesso mescolati alle scritte di writer vandalici – riflette l’esperta del fenomeno Fabiola Minoletti –. Segnali che non devono essere assolutamente sottovalutati in quanto sono indicatori di un disagio che si sta diffondendo tra le aggregazioni dei giovani che vivono in case popolari, in quartieri periferici e in contesti difficili".